Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente

venerdì 31 marzo 2017

Individualismo o collettivismo?

Dal Cinquecento in poi, l'uomo ha progressivamente cacciato dalla definizione di sé il concetto di "Dio"; ricercando disperatamente un'autosalvazione che non ha mai trovato; cercandola ora nell'individualismo, ora nel collettivismo. L’unico che però è riuscito a condensare queste due interpretazioni del soggetto in un’ unica visione è stato Gesù Cristo; nel senso che la dignità dell’uomo in quanto persona è tale non in un'individualistica assenza di relazione, ma in relazione con qualcosa che non sono altri uomini, ma Dio e questa relazione con Dio trova realizzazione e senso sociale quando si traduce nella sua riproposizione, con tutte le valenze che questo comporta, con gli altri uomini.
La perfezione della natura umana richiede l'integrazione dell'individuo in una pluralità di ordini sociali (famiglia, corporazioni locali e professionali, Stato, Chiesa) destinati alla protezione e alla promozione dei singoli, attraverso il conseguimento del bene comune relativo a ciascuna forma di vita associata. La società, tuttavia, non costituisce una realtà sostanziale (qui intendo substantia secondo l'accezione aristotelico-tomistica) che gode di una propria forma autonoma di esistenza, separata da quella degli individui che la compongono.
La società, dal punto di vista metafisico, ha natura accidentale poiché risulta dalla relazione degli uomini che la costituiscono, i soli a essere dotati di una realtà sostanziale. Si può quindi affermare che l'essenza della società consiste in quella specifica forma relazionale che è il rapporto fra gli uomini finalizzato al bene comune. Questo aspetto metafisico riveste una importanza fondamentale ed è gravido di conseguenze per la definizione giuridica dei rapporti fra la società, considerata come tutto, e i suoi singoli appartenenti. La visione dello Stato hegelianamente inteso, urta con tale concezione metafisica della società, traducendosi infatti facilmente nel puro materialismo marxiano.
La teoria tomistica invece esclude la possibilità di un completo assorbimento della persona nel tutto sociale: esclude in ultima analisi che i diritti naturali e assoluti che spettano alle singole persone possano essere modificati ad libitum dal legislatore o da chiunque sia costituito in autorità.
Ogni assolutismo del potere umano risulta così rigorosamente escluso, in quanto lesivo della giustizia che prescrive il riconoscimento costante di ciò che spetta all'altro a titolo originale e irrevocabile, in quanto fondato sull’eterna disposizione divina e sulla legge naturale.
E’ chiaro nel vangelo quello che è il comandamento cristiano e cioè: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente... E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso”. In questa semplice frase Gesù sintetizza chiaramente entrambe le posizioni filosofiche, dell’individualismo e del collettivismo, che in assenza di Cristo risultano assolutamente monche, visto che manca un vero rapporto con l’assoluto in entrambe le visioni. Anche per l’individualismo infatti vale una critica simile; pur dichiarandosi infatti Cartesio cristiano e pur essendo chiaro in Kant il ruolo e la presenza di un assoluto, manca però nell’interpretazione del soggetto la relazione con esso e la legittimazione che il soggetto ha in tale relazione; innanzitutto per un’errata concezione dell’Assoluto stesso. E’ chiara così anche l’origine nominalistica del liberismo finanziario oggi imperante, che è affermata dagli stessi economisti liberisti che scrivono: “Il liberismo pretende una dignità filosofica, innestandosi nell’individualismo.  Il collettivo, per i liberisti, non trascende mai gli individui. Nulla può sostituire l’individuo, il che sancisce la sacralità di ogni vita umana.
Nel liberismo vi è un umanesimo particolarmente sensibile [...] all’imprenditore.
Il liberismo, pur vicino all’anarchismo individualistico, se ne distacca nettamente: l’anarchico sembra attribuire poco peso all’economia, quasi che la natura provvida bastasse a soddisfare l’uomo non appena si rimuovessero i danni artificiosi del governo; non così il liberista, che guarda alla natura come a qualcosa da conquistare prometeicamente”. (Tratto da "l'umanità al bivio" di Gennaro Cangiano).

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