Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente

lunedì 15 maggio 2017

Apparizioni mariane. I cieli narrano la gloria di Dio

di Gennaro Cangiano

Assistiamo in questi giorni a numerose prese di posizione, da parte di teologi, ma anche di semplici fedeli, sull'onda delle dichiarazioni di papa Francesco che riguardano alcune apparizioni mariane. 
Al di là di alcuni veri e propri sproloqui che non ho voglia di prendere in considerazione, fondati come sono su una verve polemica pretestuosa e strumentale, preferisco invece soffermarmi su alcuni interventi che affrontano i temi Mariani e la figura di Maria nella Chiesa con una presa più genuinamente formata, il cui scopo, a meno di clamorosi fraintendimenti sempre possibili, sembra essere la reale ricerca della verità delle cose e degli eventi della storia.
In primo luogo bisognerebbe rispondere alle domande: chi è Maria? Quale ruolo svolge nell'economia della salvezza? 

Allo scopo di comprendere il più possibile le sfaccettature riguardanti la Madre di Cristo, analizziamo brevemente un passo dell'Apocalisse di San Giovanni che al capitolo 13 versetto 8 recita: "E l'adoreranno tutti gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dell'Agnello, che è stato immolato fin dalla fondazione del mondo."
Ora è chiaro che il testo in questione, ma in realtà l'intero libro dell'apocalisse, ci invita ad uno sforzo di comprensione che potrebbe andare al di là delle nostre capacità intellettuali. Innanzitutto notiamo che la considerazione del tempo non è quello storico cronologico umano, ma lo stesso visto da un punto di vista non umano, divino e quindi eterno. È chiaro che gli eventi descritti sono tutti simultaneamente contemporanei alla coscienza di Dio e quindi, alla luce di ciò, dobbiamo necessariamente rispondere ad alcuni quesiti che vengono dalla loro descrizione. In primis: chi è l'agnello immolato fin dalla fondazione del mondo? L'unica risposta possibile è Gesù; ma se la sua passione, morte e resurrezione è descritta come atto fondativo dell'universo (altrove infatti leggiamo che tutto fu fatto per mezzo di Lui e tutte le cose sussistono in Lui) non possiamo non considerare che l'atto di immolazione, in sè, presupponga un corpo. Siamo portati quindi a considerare che nelle stesse fondamenta dell'universo si debba riscontrare la matrice dell'incarnazione... Lasciamo un momento tali considerazioni, che riprenderemo in seguito, e soffermiamoci invece sulla struttura dell'universo per come appare. Vediamo a tale scopo che:
1 - La creazione, quindi l'universo, è tutto ciò che non è Dio.
2 - La creazione, nel rapporto con Dio all'atto creativo, è completamente passiva, cioè riceve l'essere.
La stessa matrice dell'universo si potrebbe quindi definire "femminile"; riscontrando in tale femminilità non un'accidente contingente, ma la stessa struttura dell'essere dell'universo per come Dio lo ha voluto.
Da questo ragionamento si evincono alcune cose interessanti:
Se l'incarnazione è nella stessa matrice dell'universo, deve necessariamente esserlo anche Maria... Si può dire che l'intera struttura dell'universo si costruisce come luogo dell'accoglimento dell'incarnazione e quindi come grembo di Maria. La stessa fisionomia dell'universo ha il profilo e la bellezza della madre di Dio.
Alla luce di tali ragionamenti assumono tutt'altro significato le parole del Vangelo riguardanti Maria: "serbava tutte queste cose in cuor suo"; dove il suo cuore è il cuore stesso della creazione che custodisce l'evento cristiano, che si prepara ad esso e che ad esso tende dai "secoli eterni". Altro che silenzio... Il salmo recita "i cieli narrano la gloria di Dio" e quella voce che ascolta il salmista è la stessa voce che esulta nel Magnificat: "l'anima mia magnifica il Signore". E la Chiesa non è altro che la realizzazione del disegno divino, la nuova umanità redenta in Cristo, suo corpo mistico, figlia di Maria e immagine di Maria essa stessa, in cui l'universo realizza il suo profondo essere. 
Se così stanno le cose, come dobbiamo interpretare gli eventi legati alle apparizioni mariane? Sono eventi che non mettono e aggiungono niente alla comprensione dei tempi, o invece sono la voce stessa dell'universo che, nella sua pienezza divina, ricorda agli uomini la profondità del loro essere? Il grembo di Maria è il luogo dove la divinità e l'umanità si sono incontrate nella loro profonda densità di manifestazione, è il nuovo Eden in cui Dio è tornato a passeggiare fianco a fianco con Adamo ed è il luogo prescelto da Dio per l'elevazione a se dell'universo. Le apparizioni mariane sono quindi oggi quanto di più elevato possa esistere nella comprensione dei tempi che viviamo; ci mostrano il nostro essere dal punto di vista di Dio, in esse vediamo chiaramente quanto esso sia lontano dalla conformazione a Cristo a cui è chiamato e più le apparizioni diventano insistenti, frequenti, ripetitive, più sono testimonianza della gravità della situazione in cui verte l'umanità e la Chiesa. Ricordano il valore santificante della sofferenza ad un'umanità ebbra di fraintesa misericordia, richiamano al senso di peccato un'umanità dimentica della separazione da Dio che esso rappresenta, mostrano alla Chiesa la realtà dell'inferno a cui tale separazione stà portando gli uomini.
Una storia, quella delle apparizioni, oltre modo complessa, nella quale spiccano le quindici – un numero risicatissimo – che hanno avuto un riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa. Vale la pena di elencarle (di seguito il luogo, gli anni in cui si sono verificate e il nome dei protagonisti): Laus (Francia) 1664-1718, Benôite Rencurel; Roma 1842, Alfonso Ratisbonne;  La Salette (Francia) 1846, Massimino Giraud e Melania Calvat; Lourdes  (Francia) 1858, Bernadette Soubirous; Champion (Usa) 1859, Adele Brise; Pontmain (Francia) 1871, Eugène e Joseph Barbedette, François Richer e Jeanne Lebossé; Gietrzwald (Polonia) 1877, Justine Szafrynska e Barbara Samulowska; Knock (Irlanda) 1879, Margaret Beirne e diverse persone; Fatima (Portogallo) 1917, Lucia Dos Santos, Francesco e Giacinta Marto; Beauraing (Belgio) 1932, Fernande, Gilberte e Albert Voisin, Andrée e Gilberte Degeimbre;  Banneux (Belgio) 1933, Mariette Béco; Amsterdam (Olanda) 1945-1959, Ida Peerdemann; Akita (Giappone) 1973-1981, Agnes Sasagawa; Betania (Venezuela) 1976-1988, Maria Esperanza Medano; Kibeho (Ruanda) 1981-1986, Alphonsine Mumereke, Nathalie Ukamazimpaka e Marie-Claire Mukangango.
Ma la prima notizia storicamente accertata di un’apparizione risale a Gregorio di Nissa (335 392), che narra della visione della Vergine avuta da un altro vescovo greco, Gregorio Taumaturgo, nel 231. Ma la tradizione ci porta ancora più in là nel tempo. Il Santuario del Pilar a Saragozza, ad esempio, avrebbe avuto origine da un’apparizione di cui fu protagonista l’apostolo Giacomo, evangelizzatore della Spagna, nell’anno 40. Uno dei più grandi esperti viventi, l’abbé René Laurentin, nel suo monumentale Dizionario delle apparizioni della Beata Vergine Maria, pubblicato in italiano nel 2010, ha raccolto oltre duemila interventi straordinari della Madonna dagli inizi del cristianesimo a oggi...

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