Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente

domenica 9 luglio 2017

Erode ha perso... Ancora.


Di A.Montanari

Quasi non ci credo. Charlie Gard, il bimbo che contro la volontà dei genitori era stato condannato a morire “per non soffrire”, ha compiuto un altro miracolo. Con la sua tutina da superman, che nelle foto esorcizza i tubi del respiratore, questo piccolo guerriero sta piegando le certezze dell'ospedale inglese che in tutte le sedi giudiziarie si è opposto, ottenendo ragione, alla resistenza di papà Chris e mamma Connie, i suoi straordinari custodi terreni.
Il Great Ormond Street Hospital di Londra si è infatti arreso all'insistenza del Bambin Gesù di Roma che, improvvisando un nuovo protocollo di cura, ha trovato la chiave per concedere una via d'uscita onorevole agli ostinati sanitari britannici. Torneranno all'Alta Corte per un nuovo giudizio, fanno ora sapere, ma la loro sconfitta, a furor di popolo, è eclatante.
Nonostante tutte le loro certezze scientifiche, nonostante il via libera della giustizia e nonostante il pilatesco silenzio del potere politico, non hanno osato congedare quel soldatino con la mimetica di superman che adesso può proseguire la sua battaglia contro la sindrome di deperimento mitocondriale. Erode, per ora, è stato fermato.
Ricorro a questa figura storica perché da tempo scorgo in questa vicenda le tracce di un'altra storia. Per salvare il loro piccolo Gesù, infatti, Chris e Connie capiscono di essere costretti a fuggire e come Giuseppe e Maria cercano di condurlo in una grotta lontana, dove possa essere al riparo dalla strana pietà di questo Erode dei nostri tempi, che cura la sofferenza con la morte, ma raggiungibile da quella pietà divina che proprio dai materiali più fragili estrae i suoi monumenti di forza e di grazia.
Non bisogna essere credenti per saperlo. Basta credere nel futuro e conoscere il passato. La storia conta inumerevoli episodi di corpi offesi dalla malattia che hanno poi forgiato esseri umani coraggiosi, saggi, indispensabili. E chi non lo riconosce, anche da un'ottica laica, si nega lo spettacolo stesso della Vita.
Chi può dire cosa potrebbe germogliare dal seme gracile del piccolo Charlie? Magari un medico coscienzioso, dedito alle sofferenze altrui perché da lui stesso provate. Magari uno scienziato geniale inchiodato ad una carrozzina, come Stephen Hawking. Magari semplicemente un brav'uomo. Magari, invece, si rivelerà tutto comunque inutile. Nessuno può saperlo.
Quello che già sappiamo, però, è che in soli dieci mesi di vita il corpicino afflietto di Charlie Gard si è rivelato una preziosa pila di energia vitale, capace di accendere scintille dentro e al di là del suo piccolo mondo. Per lui e per i suoi genitori si sono mobilitate migliaia di persone, sono stati sottoscritti appelli e petizioni e per permettergli di scappare verso la sua Betlemme, casualmente proprio l'Ospedale Bambin Gesù, è stato raccolto quasi un milione e mezzo di euro.
Sembrava tutto inutile e invece, improvvisamente, qualcosa ha cominciato a smuovere anche le montagne: la mobilitazione popolare contro la superbia dei saggi. La vicenda di Charlie infatti ci ha risvegliato, togliendo ogni maschera a questa modernità primitiva, ebbra di scienza e utilitarismo, che ci parla pedagogicamente di “qualità della vita” per non parlare in modo troppo schietto del costo sociale delle vite fragili.
Nessuno ha diritto di stabilire le vite degne di essere vissute, né di calcolarne il prezzo perché, molto prima della scienza, viene la coscienza. E noi ora sappiamo di non dovere nessuna sottomissione ad Erode, nemmeno quando torni a impugnare lo scettro del diritto e sembri protetto dallo spirito del tempo. Cinquant'anni fa, rompendo molti tabù, Don Lorenzo Milani disse che, quando è obbedienza alle leggi del mondo, l'obbedienza non è più una virtù neanche per un cristiano. E per proteggere la vita di Charlie io disobbedirò. Con il mio voto da elettore, con la mia penna da giornalista, con la mia voce da cittadino. E, soprattutto, con la mia dignità di uomo.

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