Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente

domenica 19 maggio 2019

Cronache dell’anticristo

di Gennaro Cangiano. 

Nel 1979 San Giovanni Paolo II, per la prima volta, indicò l’esigenza di una nuova evangelizzazione. In realtà però, come i successivi 40 anni hanno dimostrato, la Chiesa si è ritrovata bloccata in una riflessione che, partendo dalle difficoltà oggettive che esistono nel confrontarsi con un contesto che in realtà va nella direzione opposta, scristianizzandosi, mette in discussione il proprio modo di essere e di pensarsi Chiesa. 
È chiaro come l’evangelizazione sia la missione fondativa della Chiesa e come tale quindi non è estranea alla sua propria forma di esistenza, ma, al contempo, essa non sembra possedere più le chiavi di lettura che le permettano di affrontare tale missione. Le Chiese si svuotano, l’azione pastorale si perde in miriadi di analisi sociologiche che nulla possono per risolvere la passività che sembra avviluppare inesorabilmente il corpo ecclesiale.
Non posso fare a meno di osservare, e su questo invito ad una seria riflessione, come la Chiesa abbia rinunciato, dal concilio Vaticano II, al linguaggio che le era proprio, per utilizzarne uno che appartiene invece al mondo che è chiamata ad evangelizzare. La logica potrebbe essere comprensibile, tenuto conto che i destinatari del messaggio sono in quello stesso mondo, ma alla luce degli ultimi 50 anni dobbiamo fare i conti con la realtà dei frutti che tale semina ha prodotto. Il messaggio della Chiesa si è andato confondendo sempre di più con quello del mondo, fino talvolta a conformarsi ad esso, rendendo il messaggio Cristiano sempre meno originale e di scandalo, come invece è per sua essenza, sempre più politicamente corretto, edulcorato da ogni possibile conflitto con il mondo stesso, fino a ridursi, agli occhi di quel mondo che deve evangelizzare, ad una associazione umana filantropica, piuttosto anacronistica nelle forme e negli atteggiamenti, che non ha nessuna pretesa di elevazione dell’uomo che non possa essere trovata nelle altre religioni, ma anche in organizzazioni umane sociali senza alcuna pretesa teologica. Questo è avvenuto, sia chiaro, per dichiarata volontà di una parte della gerarchia e di buona parte dell’ambiente teologico che, certamente in buona fede e con le migliori intenzioni, hanno prodotto un piano inclinato su cui la Chiesa stà scivolando, sembrando incapaci di arrestarne la caduta. Tale processo ha subito, sotto il pontificato di Papa Francesco, una ulteriore accelerazione. La nuova evangelizzazione indicata da San Giovanni Paolo II si stà traducendo di fatto in un processo di decostruzione della stessa forma di Chiesa a cui eravamo abituati, annunciando ed auspicando una nuova Chiesa che non muta solo nella forma, ma anche in alcuni importanti aspetti sostanziali della propria coscienza di sè. In Italia teologi come Enzo Bianchi, Vito Mancuso, Andrea Grillo sono oggi la base teorica di un messaggio che non si sviluppa nel mondo, ma all’interno della Chiesa. Le deviazioni dogmatiche e dottrinali tipiche del pensiero di questi teologi sono insegnate nelle diocesi, nelle parrocchie; direttamente o da qualcuno che ne condivide l’impostazione, spesso dagli stessi vescovi. I seminari pontifici e diocesani sono ormai preda di un pensiero teologico che non è più cattolico e che ha  superato la stessa visione ranheriana postconciliare, traducendola in prassi riformatrice, mentre importanti esponenti della gerarchia si abbandonano ad aperture inedite in materia di morale e prassi ecclesiale. È come se il mondo stesse riformando la Chiesa a sua immagine.
Gli allievi seminaristi del pensiero di Karl Ranher sono oggi i teologi, i sacerdoti ed i vescovi della Chiesa cattolica. Se si analizza ad esempio l’insegnamento della teologa Serena Noceti, vicepresidente dell’Associazione Teologica Italiana, si evince che ormai la caduta è libera. La desacralizzazione della Chiesa, dell’eucarestia e del sacerdozio è proposta “apertis verbis” alle comunità cattoliche ad ogni livello, così come l’ordinazione femminile ed il superamento del celibato ecclesiastico. Nel suo linguaggio, aggettivi come tradizionale, gregoriano o tridentino hanno una accezione esclusivamente negativa; quello da cui partire è il Concilio Vaticano II, identificato nelle sole parti funzionali al suo pensiero, ed il Magistero di Francesco. Anche gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono di fatto da rifiutare come ostacoli, come freno al cambiamento.
Il cosiddetto popolo di Dio, non nella accezione cattolica di Chiesa tutta, ma inteso piuttosto come sinonimo di laicato, stà avendo reazioni a tutto ciò contrastanti. Da un lato si registra il crollo della partecipazione sacramentale parrocchiale, al punto di poter affermare che le nuove idee che si vogliono imporre nella Chiesa sono limitate dalla mancanza dei soggetti a cui si vorrebbero rivolgere, mentre dall’altro c’è un incremento impressionante della frequentazione dei santuari Mariani, una crescente frequentazione delle realtà che si rifanno alla tradizione preconciliare anche liturgica, in cui aumentano le vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata. 
Non mancano certo realtà intermedie tra i due poli che si stanno sempre più strutturando all’interno del corpo ecclesiale, ma, a ben vedere, realmente intermedi non sono. Ancora l’istituzione del papato riesce a tenere insieme realtà che non riescono da tempo ad essere in comunione tra loro, ma la polarizzazione, specie con Papa Francesco, sembra destinata ad acuirsi. Da un lato movimenti ecclesiali come i neocatecumenali (una vera e propria setta) hanno creato di fatto una Chiesa nella Chiesa che di cattolico ha solo il nome, dall’altro movimenti come il Rinnovamento nello Spirito hanno riportato masse di fedeli lontani ad una pratica ecclesiale indubbiamente innovativa rispetto alla tradizione, ma vigorosamente ancorate al culto eucaristico e mariano (basta guardare al fenomeno di Medjugorje per farsene un idea). Insomma la spaccatura si stà sempre più accentuando; qualcuno parla di scisma in atto, ma quello che si vede è in realtà una polverizzazione ecclesiale, dove la pratica e l’ermeneutica religiosa è interamente nelle mani del singolo, senza nessuna pretesa di unità di buona parte della Chiesa gerarchica, che pare sempre più andare per la sua strada e sempre più alienata dalla realtà.
In questa confusione evidente una sicurezza su quanto avviene però c’è l’ho e la devo ad un sacerdote che nel chiuso del confessionale mi disse: “Lo Spirito Santo non è in ferie...”. Una verità che mi ha realmente guidato nella comprensione degli eventi a cui stiamo assistendo. Innanzitutto infatti dobbiamo riconoscere che oggi la trama degli eventi è completamente esposta alla Luce del discernimento; non si tratta infatti di “teorie sussurrate”, nascoste dalla retorica teologica di accademia, oggi è tutto sotto gli occhi di tutti ed ogni battezzato può pregare e comprendere quale sia la volontà di Dio... solo quando si rischia di perdere realmente qualcosa la si guarda con occhi sinceri. Ma innanzitutto, ripensando oggi alla missione affidataci da san Giovanni Paolo II per una nuova evangelizzazione, bisogna riflettere sulle parole di Gesù che dice esplicitamente:

“...ecco io vi mando come pecore in mezzo ai lupi.”

“...voi siete nel mondo, ma non siete del mondo.”

“...tutto il mondo soggiace sotto il potere del maligno.”

“...andate in tutto il mondo e ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.”

Queste parole sono inequivocabili ed illuminanti. Innanzitutto ci dicono che il mondo da evangelizzare non è un terreno neutro e quindi l’evangelizzazione non si riduce ad un fatto comunicativo. L’evangelizzazione è un combattimento e la nostra lotta è contro intelligenze angeliche, cadute, ma sempre angeliche. Davvero pensiamo che la missione di evangelizzazione possa esistere senza lo scudo di una  Fede saldamente ancorata nel magistero bimillenario della Chiesa? Senza essere cinti ai fianchi con la Verità, senza i calzari dello zelo per le cose di Dio e senza la spada della sua Parola? Possiamo davvero ritenere che senza il sacrificio sacramentale eucaristico possiamo vincere una lotta che solo in Cristo e nella sua croce vede la salvezza del mondo? L’evangelizzazione non la facciamo noi, noi non abbiamo nessuna possibilità nemmeno di pensare alla Chiesa, alla salvezza, se non ci concentriamo nel rinunciare a noi stessi ed a conformarci a Cristo... fino a dire con San Paolo: “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Solo allora potremo pensare di essere la Chiesa e di evangelizzare il mondo, quando ad esso non porteremo noi stessi, ma Cristo.




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