Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente

lunedì 13 maggio 2019

Un cuore immacolato

di Gennaro Cangiano. 

Riflettendo sull’inno introduttivo della lettera ai colossesi di San Paolo, sono possibili alcune significative considerazioni. In particolare leggiamo:
“...Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà.
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui.”

Il cardinale Biffi, in illuminanti suoi scritti, ha abbondantemente dimostrato che in queste parole non si parla di Gesù solo come seconda persona della Santissima Trinità, ma di Gesù incarnato, morto e risorto; praticamente l’intero creato vede in Cristo il suo artefice e nell’evento Cristiano lo scopo del proprio essere. È chiaro che “tutte le cose” sono distinte da Cristo, ma è anche chiaro che nella matrice di queste vi è un senso ed un fine profondo che è Cristo stesso. 
L’universo è quindi definibile come luogo atto all’accoglimento dell’incarnazione e, questo,  non come accidente, ma come principio originario dell’atto divino della creazione. In ultima analisi non è ardito affermare che la matrice dell’universo voluta da Dio ha il volto di Maria.
Alla luce di un tale ragionamento i dogmi Mariani della Chiesa assumono una luce del tutto chiara e tutta irradiata da quella verità sublime che è la divinità di Gesù Cristo. Ma, per approfondire questa nostra riflessione, andiamo per ordine.
Il primo dogma Mariano afferma che Maria è madre di Dio e non potrebbe essere altrimenti; negare questo dogma, come si fa nel protestantesimo, significa inevitabilmente negare la divinità di Gesù Cristo.
Il secondo afferma la verginità di Maria non solo al momento del concepimento di Gesù, ma anche dopo la sua nascita e, anche per esso, non potrebbe essere altrimenti. L’incarnazione non muove al creato alcuna violenza, si verifica come un evento insito nel suo scopo stesso di esistenza e, piuttosto che inaspettato, era atteso come evento redentivo che riportasse la creazione alla sua integrità originaria e Maria è quell’integrità originaria; negare questo dogma significa negare l’evento redentivo e salvifico dell’incarnazione di Gesù Cristo.
Il terzo dogma afferma l’immacolata concezione di Maria; il suo essere stata, cioè,  sempre esente dal peccato originale ed anche questo è mosso da una logica stringente. Il creato, nella sua matrice, nell’atto divino della creazione è innocente, è immacolato fino al peccato di Adamo che compromette l’innocenza originaria. Quest’innocenza è compromessa dall’atto umano, ma non intacca quell’innocenza originaria che il sacrificio salvifico di Cristo viene a ripristinare, partendo da quella stessa matrice originaria che è necessariamente immacolata perchè Dio non può smentire se stesso; l’azione redentrice di Cristo toglie il peccato dal mondo e il creato ha nuovamente il volto di Maria, ma è il creato a riconformarsi alla sua matrice e non il contrario: Maria non può non essere immacolata. Negare questo dogma significa mettere in discussione la bontà nell’atto divino della creazione e negare quindi l’intera rivelazione come la conosciamo.
Il quarto dogma afferma l’assunzione al cielo di Maria in anima e corpo. Il creato infatti, redento da Cristo, torna al suo fine originario: da Dio, con Dio, per Dio; la creatura è assunta alla pienezza di grazia così come è nell’atto originario che le dà l’essere. La creatura vede in Maria la matrice del suo essere originario ed il senso più vero dell’intera economia della salvezza che è in Dio e in nessun caso l’uomo o il suo peccato può compromettere quella matrice che è la stessa intenzione di Dio. Negare questo dogma significa negare il fine dell’intera economia della salvezza e dichiarare inutile l’incarnazione, la passione, la morte e la resurrezione di Cristo.
Inutile dire che il mistero di Maria è inscindibile dal mistero dell’evento cristiano, negare questo nesso è azione illecita e pericolosa, perchè significa non comprendere il senso più vero della nostra esistenza. Il cuore immacolato di Maria è ricolmo di grazia e questa grazia è Dio stesso che ricolma il creato di se donandosi totalmente. Chi non vede in Maria l’esempio più vero da seguire per conformarsi a Cristo è destinato a perdere la strada. Come il navigante che, in mare aperto, perde di vista la stella polare, chi ha smesso di guardare a lei è giunto alle più tragiche aberrazioni e dannazioni, illudendosi talvolta di essere sulla strada giusta ed accorgendosi dell’abisso in cui precipitava solo quando era troppo tardi. La nostra più grande consolazione, in questi tempi nefasti per il mondo e per la Chiesa, sono le parole che la Vergine ci ha lasciato a Fatima: “...alla fine il mio cuore immacolato vincerà”.

Gennaro Cangiano

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