Tra il 3 ed il 5 febbraio 2019, ad Abu Dhabi negli Emirati arabi, Papa Francesco ha proclamato e poi sottoscritto pubblicamente un documento, con personalità del mondo islamico, denominato: “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”. Inutile dire che tale documento è stato accolto da tutti o quasi, tra gli intellettuali ed i teologi politicamente corretti, come un passo avanti nella direzione della pace, del superamento delle divisioni religiose ed ideologiche. I mezzi di comunicazione hanno celebrato l’evento come una vera e propria benedizione, evidenziando, specie quelli vicini alle posizioni vaticane, tutte le concessioni ammesse dai firmatari islamici; lasciando intendere che si tratti di un capolavoro diplomatico di Papa Francesco. Leggendo integralmente il documento però sorgono alcuni interrogativi abbastanza seri; primo fra tutti: secondo quale insegnamento si parla di fratellanza umana?
Siamo tutti fratelli perchè tutti creati da Dio? I fratelli però, volendo realmente capire il significato delle espressioni usate, sono generati e non creati da uno stesso Padre. Non basta essere creature di Dio infatti per definirsi figli, altrimenti dovremmo pensare che tutta la creazione ha, per il fatto stesso di essere creata, una natura divina ereditata da Dio come i figli ereditano dai padri la natura umana e questo non è nemmeno monoteismo, ma è panteismo.
Siamo tutti fratelli perchè tutti creati da Dio? I fratelli però, volendo realmente capire il significato delle espressioni usate, sono generati e non creati da uno stesso Padre. Non basta essere creature di Dio infatti per definirsi figli, altrimenti dovremmo pensare che tutta la creazione ha, per il fatto stesso di essere creata, una natura divina ereditata da Dio come i figli ereditano dai padri la natura umana e questo non è nemmeno monoteismo, ma è panteismo.
Non è possibile comunque sostenere la fratellanza universale stando alla dottrina cattolica; basta leggere il prologo del Vangelo di San Giovanni infatti per scoprire che:
“...A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre...”
Per il Vangelo di s.Giovanni quindi non basta essere uomini per essere figli di Dio, ma bisogna accogliere l’unigenito dal Padre, il Verbo incarnato. Ma c’è di più; sostenere che tutti gli uomini sono fratelli, a ben vedere, non è nemmeno un insegnamento dell’islam, che ignora completamente il concetto di Dio come Padre, non riconoscendo il Figlio. Tra i 99 nomi con cui il musulmano invoca e loda Dio non c’è “Padre”. Gli unici a sostenere la fratellanza universale in realtà sono i massoni, ...ma sicuramente si tratta di una mia errata comprensione del testo.
Quindi per il vicario di Cristo tutti gli uomini sono fratelli e la diversità delle religioni è “frutto della Sapienza di Dio” cioè, come il papa ha espressamente spiegato, è voluta da Dio nell’atto stesso della creazione dell’uomo come espressione della sua libertà. Non c’è alcun riferimento al peccato originale, ne al mandato apostolico a convertire tutte le nazioni (anzi “vanno evitate inutili discussioni”); nessun riferimento al concetto di salvezza o di redenzione, ne mai è nominato il nome di Gesù in tutto il documento... e questo, pure, non è ammissibile dal punto di vista cattolico.
Il Vangelo è completamente ignorato; l’unica citazione da un testo sacro in tutto il documento, oltre a confusi riferimenti al diluvio e a Noè o ad Abramo è presa dal Corano, quando si dice che “uccidere un uomo equivale ad uccidere tutta l’umanità e salvare un uomo equivale a salvare l’intera umanità” che, a prima vista, sembra una frase bellissima. Tuttavia, senza perdersi alla ricerca di altri versetti, bensì dalla semplice lettura delle parole precedenti e successive della Sura citata, emerge un quadro meno confortante: «Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità. I Nostri messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra. La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso» (5, 32-33).
Che dire? Non servono fini islamologi per capire come la tesi secondo cui la Sura citata dal Corano prescriva una salvaguardia indistinta dell’umanità sia – escludendo la malafede – un azzardo. Tanto più che Saʿīd ibn Jubayr, che non è un agente della Cia sotto copertura, ma un seguace del profeta Maometto, illustra il versetto 32 così: «Chi si permette di versare il sangue di un Musulmano, è simile a chi si permette di uccidere tutta l’umanità. Chi impedisce di versare il sangue di un solo Musulmano, è come chi impedisce lo spargimento di sangue di tutta l’umanità». Anche fosse però dimostrato – e non lo è – che il versetto in questione sia sul serio un inno «a tutta l’umanità», resterebbe da capire come mai questo dovrebbe, per il fedele musulmano medio, contare più di altri come «Uccidete gli infedeli ovunque li incontriate. Questa è la ricompensa dei miscredenti» (Sura 2:191) o «Vi è stato ordinato di combattere, anche se non lo gradite» (Sura 2:216).
Comunque il documento sottoscritto dal vicario di Cristo in terra risolve ogni contraddizione dichiarando: “La libertà è un diritto di ogni persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi. Per questo si condanna il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura, come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano.”
Dobbiamo dedurre quindi che, quando nel documento si fa riferimento alla famiglia come “realtà da salvaguardare”, non si intenda la famiglia cristiana, piccola Chiesa domestica, ma anche quella musulmana con un marito padrone dei figli e delle sue tre mogli, ma anche qualsiasi famiglia che l’umana fantasia possa immaginare, ribadendo che non è ammissibile imporre un certo stile di civiltà che gli altri non accettano. Va da se, stando a questo ragionamento, che paesi come l’Italia devono accettare che un musulmano abbia tre mogli.
L’episodio biblico della torre di Babele sembrerebbe insegnare in realtà l’opposto, quando lascia intendere che le diversità sono frutto dell’allontanamento da Dio e della superbia umana che pretende di innalzarsi al livello della divinità con le sole proprie forze. L’unico tempio in cui si predicano cose del genere in realtà è la loggia massonica, ...ma sicuramente sono ancora io che non ho compreso il senso del testo.
Il documento procede con un impegno solenne: “Al-Azhar e la Chiesa Cattolica domandano che questo Documento divenga oggetto di ricerca e di riflessione in tutte le scuole, nelle università e negli istituti di educazione e di formazione, al fine di contribuire a creare nuove generazioni che portino il bene e la pace e difendano ovunque il diritto degli oppressi e degli ultimi.” La Chiesa cioè si impegna a far si che tale impostazione concettuale sia diffusa in tutte le sedi formative delle future generazioni, superando quindi, di fatto, il cristianesimo; ma con lo scopo di fare cosa? Il paradiso in terra? Senza Gesù Cristo e quindi senza Dio?...ma sono certamente io che non ho compreso il senso del testo.
Dal punto di vista Cattolico, comunque, se questa parola ha ancora un senso, un documento del genere non può essere accettato, pur essendo sottoscritto dal romano pontefice, e non per un bieco fanatismo integralista, ma per il fatto che tale documento non solo non è in nessuna sua parte cattolico, ma non è nemmeno Cristiano.
Delle due l’una: o si crede nella divinità di Gesù Cristo o no. Se si crede nella sua divinità allora non si possono ignorare i suoi insegnamenti ed il suo mandato apostolico in maniera così grossolana e da parte di chi è addirittura la massima espressione della Chiesa; se invece non si crede nella divinità di Gesù allora è chiaro che tutto si riduce a relazioni puramente umane e culturali, ma non ci si può più definire cristiani, anche volendo. E allora vere divisioni con l’Islam o con l’ebraismo realmente non hanno ragione di esserci. È Cristiano solo chi crede che Gesù sia Dio, la seconda persona della Santissima Trinità, unico nome nel quale è dato agli uomini di essere salvati ed è questa l’unica Verità che la Chiesa ha il dovere di portare agli uomini, anche al prezzo del martirio. Dal testo del documento invece si evince come, pur di sottrarsi a persecuzione e martirio, la Chiesa abbia rinunciato a proclamare Cristo e non è una cosa da poco. Deviare su questa o quella dottrina, su questo o quell’insegnamento del magistero o del Vangelo è eresia, ma rinunciare a confessare pubblicamente la divinità di Gesù Cristo è apostasia.
«Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro Vangelo. Però non ce n'è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? O cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo!» San Paolo, Lettera ai Galati (1,6-10)
Gennaro Cangiano
Nessun commento:
Posta un commento