Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente

sabato 29 giugno 2019

Un giardino nel deserto

Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo che, gettatosi in ginocchio, gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua; l'ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo». E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui». E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.
Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». Ed egli rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile. [Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno]».(Matteo 17, 14-21).

Questo passo del Vangelo ha il potere di sconfortarci. Se pensiamo infatti a quanto la nostra Fede sia in grado di spostare le montagne, non possiamo fare a meno di constatare che, alle nostre preghiere, le montagne non si spostano.
Spesso gli esegeti dotti e sapienti mettono in risalto l’aspetto simbolico del testo, che vede, nel monte, qualunque ostacolo che sembra insormontabile nel proseguimento della nostra crescita spirituale; ma non mi hanno mai convinto fino in fondo. Il fatto è che l’approccio metaforico e simbolico nell’ermeneutica biblica, pur essendo corretto, non può ignorare la lettura semplice delle parole di Gesù, ma ne deve invece permettere una comprensione più profonda. Significa che comunque le parole espresse da Gesù, letteralmente, non possono essere senza senso. In questo caso risulterebbero addirittura fuorvianti. Evidentemente non capiamo; innanzitutto perchè non abbiamo la giusta comprensione delle parole usate. Di cosa sta parlando Gesù? Di Fede si dirà, ma anche della preghiera dico io. Vediamole una per volta. Cominciamo col comprendere che la Fede di cui si parla è la Fede teologale che è dono di Dio, a differenza della semplice credenza umana che invece è tutt’altro; ma allora perchè Gesù sembra imputare ai discepoli la mancanza di qualcosa che non dipende da loro? Evidentemente il problema dei discepoli non stà nella Fede, ma in qualcos’altro che dobbiamo ancora scoprire. Cerco di spiegarmi: non dobbiamo mai dimenticare che, in Dio, atto ed essenza coincidono. Ogni dono di Dio è sempre donazione totale di sè. Un granellino di Fede, in quanto dono di Dio, è sempre la totalità di Dio; quindi è come se Gesù dicesse che per spostare le montagne è necessaria in noi la presenza di Dio e la cosa già diventa più comprensibile (infatti dice “...portatemelo qui!” Segno che è la presenza di Dio che libera e guarisce)... e la preghiera? Probabilmente è qui il nocciolo del problema, perchè è la preghiera lo strumento indicato da Gesù, insieme al digiuno, per ottenere la vittoria sui demoni. A ben vedere poi la preghiera ed il digiuno sono in realtà la stessa cosa, vista però per la prima dalla parte dell’anima e per il secondo dalla parte del corpo. Quindi, ricapitolando, Gesù ci dice che la Fede e la preghiera sono la presenza di Dio in tutto noi stessi, anima e corpo e che, se la nostra preghiera non muove le montagne, vuol dire che manca qualcosa di essenziale: Dio... bene, ora teoricamente lo sappiamo... ma praticamente, se la Fede è dono di Dio, la preghiera che cos’è?
Prima di continuare dovremmo tutti porci fino in fondo questa domanda; chiedendoci non “che cos’è la preghiera per me”, ma “che cos’è la preghiera in se stessa”.
Le risposte che si possono ascoltare in giro sono le più svariate, che riducono la preghiera personale ad un coacervo di opinioni: il dialogo con Dio, la richiesta di qualcosa a Dio... i più impegnati risponderanno che la preghiera è più cose, che l’uomo prega  per richiesta, lode, adorazione, ecc... tutte risposte plausibili, condivisibili, ma inesorabilmente errate. Prima di scandalizzarvi, come farebbero i dotti ed i sapienti da cui quelle opinioni hanno origine, provate a seguire il mio ragionamento. Se la preghiera fosse la mia richiesta a Dio di qualcosa, dovrei sottintendere che Dio ha bisogno che sia io a dirgli quello di cui ho necessità e questo non è ammissibile, sia considerando l’onniscienza di Dio, che leggendo i Vangeli, in cui è specificato che Gesù conosce “cosa gli uomini pensano in cuor loro”. Quindi o pensiamo che Dio ci chieda di fare una cosa inutile o non abbiamo capito cosa sia la preghiera. A ben vedere poi essa non è nemmeno dialogo, come invece spesso si insegna ai bambini a catechismo... “Gesù è un amico che ti ascolta” si dice “a cui puoi dire i tuoi timori, confidare il tuo cuore”... nella testa dei bambini (e non solo, anche dei catechisti evidentemente) questo si traduce praticamente in un amico immaginario, il che è poco più che parlare da soli. Poi crescendo il processo psicologico degli amici immaginari si esaurisce nella loro inesistenza e Gesù con loro. I risultati di tali metodi catechetici sono generazioni di atei.
Quello che dobbiamo sforzarci di comprendere è che nel cristianesimo nessun atto è un atto umano e la preghiera non fa eccezione. Essa si origina e finisce in Dio e, se ci riflettiamo, questo avviene anche simbolicamente se ci atteniamo all’insegnamento della Chiesa. Ogni preghiera infatti siamo soliti cominciarla con il segno della croce nel nome della Trinità ed allo stesso modo la terminiamo. È indicativo, a sostegno di quello che affermo, che nei Vangeli l’unico che si dice specificatamente che preghi è Gesù; in nessun passo la preghiera, come atto in sè, è descritta come iniziativa dei discepoli. I dotti ed i sapienti ci spiegano che Gesù si ritira in preghiera per dare l’esempio... praticamente farebbe finta... ma la Verità è che la sua è l’unica preghiera possibile: in Dio, con Dio e per Dio... prima lo comprendiamo e prima cominceremo davvero a pregare.

[26]Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; [27]e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. (Romani 8, 26-27)

Capito?... Colui che scruta i cuori, cioè Dio Figlio, sa quali sono i desideri dello Spirito, cioè di Dio Spirito Santo, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio, cioè di Dio Padre... Mi rendo conto che non è tutto chiaro ad una riflessione superficiale; cerchiamo con calma di capirci qualcosa. La preghiera personale cristiana, così come ci è tramandata dalla tradizione della Chiesa, si può suddividere in tre parti che, pur distinte, sono tutte definibili comunque come preghiera. La preghiera di richiesta, la meditazione e la contemplazione; poi certo sono individuabili la lode, l’adorazione, ecc. ma tutte si potranno ricondurre ad una delle tre parti indicate. Su questo dobbiamo sfatare dei luoghi comuni tanto diffusi quanto fuorvianti. Si è soliti infatti pensare che la preghiera di richiesta sia, per così dire, la porta di ingresso attraverso cui si entra nell’orazione e, sotto certi aspetti, tale convinzione è sostenuta dal nostro essere creature, la cui dipendenza dal creatore giustifica la richiesta di quanto abbisognamo; poi la meditazione, intesa come forma già più elevata di preghiera, per giungere infine alla contemplazione, intesa come la forma più elevata in assoluto e che può assumere, nelle sue espressioni più alte, la forma anche di fenomeni mistici come li osserviamo nella vita di molti santi; praticamente è come se le tre parti fossero una scala per mezzo della quale  l’uomo si eleva a Dio, in uno sforzo di pratica e perseveranza progressiva... E invece è esattamente il contrario: ogni preghiera che sia realmente tale comincia con un atto contemplativo. 
Quando i discepoli dicono “maestro insegnaci a pregare”, cosa fa Gesù? Innanzitutto non dice “rivolgetevi a Dio con parole vostre, in un dialogo, e fategli la nota delle vostre richieste”, ma dice di usare le Sue parole e le prime sono “Padre nostro che sei nei cieli” e cioè il riconoscimento della paternità di Dio e la contemplazione di tale verità. Ma anche le preghiere che la Chiesa ci consegna sono strutturate nello stesso modo. Prendiamo l’Ave Maria; comincia con “Ave Maria piena di grazia il Signore è con te”, cioè ancora la contemplazione di una verità. Quindi la prima forma di preghiera è sempre contemplazione della realtà divina, poi diventa meditazione su quella realtà e, finalmente, diventa richiesta conforme alla realtà meditata. Ogni preghiera, come atto di Dio, comprende tutti e tre gli aspetti specificati... praticamente possiamo dire che la preghiera è una e trina... e non potrebbe essere altrimenti. Purtroppo dobbiamo anche qui stare attenti ad un abbaglio comunissimo. La contemplazione infatti è sulla Verità di Dio e solo su quella. Invece spesso succede che contempliamo una realtà del mondo, come ad esempio la povertà, meditiamo su di essa, preghiamo perchè Dio provveda (giusto perchè non riusciamo da soli), magari esprimendo la richiesta di vincere alla lotteria... questa non è nemmeno lontanamente definibile come preghiera. Quello che dobbiamo sempre tenere a mente invece è che il soggetto, l’oggetto e lo scopo della preghiera sono solo e sempre Dio:   ...Colui che scruta i cuori, cioè Dio (soggetto), sa quali sono i desideri dello Spirito, cioè di Dio (oggetto), poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio (scopo)... 
Proviamo adesso a fare ancora qualche passo ulteriore.
In passato ho già avuto modo di scrivere, parlando dell’essenza del cristianesimo, sulle caratteristiche dell’anima umana, della sua natura puramente spirituale e di come il pensiero autocosciente sia la sua più tipica manifestazione. In quell’occasione proposi una riflessione, che ora brevemente riassumo, che ritengo sia fondamentale per comprendere la natura della preghiera personale, che vede nel pensiero la propria sede legittima; anche se si esprime a voce alta. Il pensare dunque non è una facoltà fisica, ma puramente spirituale. Non bisogna quindi confondere il pensiero con l’immaginazione, la fantasia o la memoria, che invece sono facoltà ben distinte dal pensiero e di cui il pensiero può servirsi. L’immaginazione ad esempio funziona per immagini, mentre il pensiero funziona per concetti. Se commetto l’errore di usare l’immaginazione e non i concetti per definire Dio, allora la mia comprensione di Dio sarà costruita con le immagini che ho a disposizione e che necessariamente ricalcheranno il mondo materiale; crederò ad esempio di essere cristiano, ma il mio Dio non sarà molto distante da un idolo. Questa parte di noi  puramente spirituale, che è quella che chiamiamo anima, ha anche un altra caratteristica particolare che la distingue da ogni altra facoltà: è infinita. Comprende cioè potenzialmente in sè tutto il reale, esistente e possibile; provate infatti a pensare a qualcosa che sia al di fuori del pensiero e vi accorgerete che, pensandola, essa non è affatto esterna ad esso. È escluso dal pensiero solo l’impossibile, vale a dire il “non essere”. Ad esempio non potrò pensare ad un cerchio quadrato, ma mi ritroverò a pensare o ad un cerchio o ad un quadrato, perchè un “cerchio non cerchio” non è possibile. 
Quindi possiamo dire, con la dovuta prudenza, che l’estensione del pensiero è infinita. Si noti però che tale infinito non è un concetto spaziale, ma puramente qualitativo. Lo spazio infatti per definizione è il luogo occupato da un corpo ed implica quindi necessariamente la materia, il pensiero invece è puramente spirituale. A questo punto una domanda sorge spontanea e cioè: se l’infinito è Dio per definizione, il pensiero che cos’è? 
Non possono infatti esistere due infiniti, perchè si limiterebbero a vicenda e non sarebbero per questo Infiniti. Si potrebbe allora sostenere che Dio non è altro che il pensiero umano, ma nemmeno questo è plausibile. Dio è creatore e causa originaria di tutte le cose e la realtà esiste da prima di me; quindi non può essere originata dal mio pensiero. Quello che possiamo invece ammettere, sempre con la dovuta prudenza, è che il pensiero umano non è estraneo a Dio. 
Pur restando cioè Dio distinto dalla sua creatura umana, questa ha in tale natura un ponte con Dio, un terreno comune dove incontrarsi, un giardino dove poter essere insieme e, si badi bene, questo non è altro da Dio, ma è Dio stesso. 
Dio non è sicuramente riducibile a tale facoltà dell’uomo, essendo esso la perfezione assoluta dell’essere per se sussistente, ma, nello stesso tempo, l’anima dell’uomo, che è così come Dio l’ha voluta, pur restandone distinta nella propria personalità individuale e dipendendo da esso,  non è propriamente altro da Dio e la preghiera è l’incontro tra l’uomo e Dio in quel giardino. Un luogo spirituale potenzialmente infinito, ma con un cancello chiuso che ne impedisce l’ingresso e di cui il battesimo rappresenta la chiave.
Proviamo a fare un esempio pratico che sia comprensibile a tutti: il Santo Rosario. Lo so che siete tutti veterani della recita di questa preghiera molto più di me, ma voglio proporvi una riflessione ed una sua possibile pratica che ci aiuterà a comprendere chiaramente la natura e la potenza della preghiera. Il mio intento non è negare il valore immenso rappresentato dalla recita comunitaria, familiare o in qualsiasi forma e contesto di tale preghiera; io stesso spesso lo recito guidando, camminando... quello che voglio proporre è un aspetto possibile di esso che spesso non è considerato abbastanza e che risulta invece come una sintesi naturale di tutto quello che ho cercato di dire fino ad ora. Non è sicuramente una cosa nuova quella che andrò ad illustrare, anzi, sono però convinto che per molti oggi possa essere di aiuto una guida pratica per l’ingresso nel mondo dell’orazione personale, che, pur essendo necessariamente diversa sia dalla preghiera comunitaria, che da quella propriamente fondativa e liturgica, è comunque importantissima per la crescita spirituale di ogn’uno... mi rivolgo quindi a te che sei intenzionato ad entrare in quel giardino ed incontrare chi ti stà aspettando... pronto?
Per prima cosa bisogna uscire di casa, possibilmente dimenticando di portare con se il telefono, e avviarsi, consapevoli di quello che ci aspetta, verso la Chiesa più vicina... in realtà con il tempo ti renderai conto che queste primissime azioni sono già grazia di Dio, ma per ora non pensarci... È meglio, specie se si è neofiti, che si scelga un orario in cui la Chiesa è vuota o che si vada quando è prevista l’adorazione con l’esposizione del santissimo. L’importante è che l’adorazione sia silenziosa e non animata, altrimenti si risolverebbe in una preghiera comunitaria, mentre tu vuoi vivere un momento di preghiera personale. Io ti consiglio, per iniziare, una Chiesa vuota. Avvicinati alla Chiesa senza fretta, esamina te stesso, quello che stai per vivere. Per strada ripensa a quali misteri del Santo Rosario vanno meditati in quel giorno, è importante conoscerli a memoria perchè non potrai leggerli; prenditi tutto il tempo, non c’è nessuna fretta. Arrivato in Chiesa entra e cerca con lo sguardo il tabernacolo ed il lumino rosso che testimonia la presenza di Cristo... è per questo che sei qui. Segnati con l’acqua santa, ricordando a te stesso il tuo battesimo... hai la chiave. Vai al banco più vicino al tabernacolo e inginocchiati; la preghiera  coinvolge tutto te stesso, anima e corpo. Chiudi gli occhi... li riaprirai quando avrai finito. Non prendere la corona del Rosario, non ti serve; usa le dita delle mani. Una leggera pressione di un dito alla volta basterà a portare il passo delle preghiere... in questo momento non hai bisogno di niente che non sia tu stesso; come se fossi nudo, appena nato. Ad occhi chiusi i tuoi pensieri si popoleranno di ogni sorta di preoccupazione, di paura, di esigenza... non dargli peso, non è per loro che sei qui e non cercare nemmeno di fermarne l’impeto, tentando di non pensare; l’assenza di pensiero è assenza di umanità e Cristo è vero Dio e vero uomo. Con calma, consapevole del deserto in cui ti trovi, comincia a cercare... non parlare fino a quando avrai finito; tutto è interno al pensiero. Potresti a questo punto restare bloccato sotto qualcosa che pesa... un macigno... se è così probabilmente hai bisogno di un confessore. Non avvilirti, la consapevolezza dei propri peccati è già azione della grazia, ma continuare in queste condizioni diventerebbe una tortura... interrompi e cerca un sacerdote, potrai tornare qui in un altro momento, quello che ora ti serve e tornare in grazia di Dio. Se invece la tua anima è libera vai avanti... O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto... lascia che il tuo pensiero preghi... Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo... cercate e troverete. Con calma recita il Credo, il pater, tre Ave Maria per la Fede, la Speranza e la Carità, ancora Gloria al Padre...ti accorgerai nel frattempo che il deserto in cui ti trovavi all’inizio non c’è più, mutato in qualcos’altro insieme ai pensieri che lo abitano... bussate e vi sarà aperto. Prima del mistero del Rosario da contemplare, fermati un attimo, ormai sei nel giardino, al di fuori del tempo e dello spazio, presente all’eternità dell’essere... in questo luogo concetti come ieri o domani non hanno alcun senso; tutto è adesso. Quando hai raggiunto questa consapevolezza procedi con il mistero e contemplalo; avviene adesso e ti riguarda, medita... ti ritrovi ad essere un tutt’uno con il senso di esso. Le parole del Vangelo vivono... chiedete e vi sarà dato. Qualunque richiesta tu abbia nel cuore falla ora e affidala nelle mani di Maria... Padre nostro... Ave Maria... Ave Maria... il ripetersi delle Ave Maria non è affatto di impedimento alla meditazione o alla contemplazione, ma risulta anzi una melodia. Come quando uno studente studia con un sottofondo di musica rilassante, la melodia non inibisce il pensiero, ma lo esalta, lo indirizza, lo eleva. Allo stesso modo continua con tutti i 5 misteri, chiedendo quello che ti preme nel cuore ad ogn’uno di essi... ti ritroverai a pregare per l’umanità intera in un modo che non pensavi possibile... Salve Regina madre di misericordia... prega per il Papa, per la Chiesa, per la conversione dei peccatori, per i defunti... chiedete e vi sarà dato. Quando avrai finito concludi con questa preghiera: Dio Padre onnipotente, nel nome di Gesù, dammi il tuo Santo Spirito. Dio Padre onnipotente, nel nome di Gesù, dammi il tuo amore. Apri gli occhi e segnati con il segno della croce... esci dalla Chiesa e riprendi la tua vita nel tempo e nello spazio, consapevole di essere nel mondo, ma di non appartenere ad esso; non più... ora hai ritrovato la strada di casa. Con il passare del tempo e perseverando nella preghiera, ti accorgerai che, in qualunque posto tu ti trovi, sarai sempre alla presenza di Dio e ti ritroverai a riconoscere la sua grazia che opera in tutto il creato... e allora si, la tua preghiera sposterà, se serve, una montagna. 
Un ultima curiosità prima di concludere: la parola “Paradiso” deriva dal greco paràdeisos, che significa “giardino”.

Gennaro Cangiano (M.I.)



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