Avrei data per scontata l’intera frase se il verbo usato fosse stato “battere” e invece no... è “ardere”.
Inutile girarci intorno, il verbo ci costringe a ripensare al roveto ardente che parlò a Mosè, ma mentre questi vide il roveto ardere fuori di sè, i discepoli di Emmaus ne parlano come del loro cuore, divenuto esso stesso roveto ardente. La domanda che dovremmo porci è: questo fuoco cos’è? Facile rispondere che è Dio, quasi scontato, ma non è a questo che voglio arrivare. Per capire quello che voglio dire soffermiamoci a riflettere sul comportamento che i discepoli hanno subito dopo: “E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro”. In pratica Dio li porta alla Chiesa, con la quale condividono la stessa esperienza. Il loro essere Cristo li porta inevitabilmente alla Sposa e dunque quel fuoco che arde non può essere che Amore. Questa consapevolezza ci porta a interrogarci: io sento il mio cuore ardere nel petto? Provo cioè lo stesso Amore per la Chiesa? Il nostro conformarci a Cristo non può non passare per tale crogiolo.
Inutile girarci intorno, il verbo ci costringe a ripensare al roveto ardente che parlò a Mosè, ma mentre questi vide il roveto ardere fuori di sè, i discepoli di Emmaus ne parlano come del loro cuore, divenuto esso stesso roveto ardente. La domanda che dovremmo porci è: questo fuoco cos’è? Facile rispondere che è Dio, quasi scontato, ma non è a questo che voglio arrivare. Per capire quello che voglio dire soffermiamoci a riflettere sul comportamento che i discepoli hanno subito dopo: “E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro”. In pratica Dio li porta alla Chiesa, con la quale condividono la stessa esperienza. Il loro essere Cristo li porta inevitabilmente alla Sposa e dunque quel fuoco che arde non può essere che Amore. Questa consapevolezza ci porta a interrogarci: io sento il mio cuore ardere nel petto? Provo cioè lo stesso Amore per la Chiesa? Il nostro conformarci a Cristo non può non passare per tale crogiolo.
Mentre lasciamo che il fuoco purifichi il nostro cuore, guardiamo le impurità che lo incrostano. Abbiamo dato per scontato di trovare sempre la Sposa al suo posto, servizievole, paziente e intanto le dicevamo che stava invecchiando, che non vestiva alla moda, che non usciva mai di casa... allora Lei ha pensato: se è così che piaccio diventerò così. Ha cominciato quindi a comportarsi diversamente, seguendo la moda del momento, uscendo e frequentando persone che mai in vita sua aveva incontrato. Abbiamo quindi pian piano visto la Sposa cambiare, fino a diventare molto diversa da quella che avevamo conosciuto e abbiamo cominciato a dirle: non sei più quella di una volta, non ti riconosco più. Una parte di noi vorrebbe che fosse la libertina che è diventata, mentre un’altra la vorrebbe come era, rassicurante nella sua immutabilità. Non ci siamo però accorti nel frattempo che il cuore in petto non arde più, non amiamo la Sposa incondizionatamente, ma solo in quanto conforme alle nostre aspettative. Non siamo disposti a dare la nostra vita per lei, vogliamo che lei dia la sua vita per noi.
Prima è venuto San Giovanni Paolo II, Leone che dalla sede lungo il Tevere ha portato nel mondo la voce di Dio, ma non a tutti piaceva. Lo giudicavano troppo legato alla morale tradizionale ed hanno atteso che passasse, costruendo nel frattempo le condizioni per il vero cambiamento. Poi è venuto Benedetto XVI, Leone dal ruggito terrificante, costretto in qualche modo a tacere; ed ora Papa Francesco, la Chiesa in uscita... la sede che era lungo il fiume è ora in un deserto arido e nel deserto quello che non manca è il nemico. Ogni fedele laico è diventato giudice dei prìncipi della Chiesa, l’autorità è minata, venti di separazione soffiano minacciosi alzando vortici di sabbia che impediscono di vedere chiaramente; al grido di “eresia, eresia!” ci si incanala in un percorso che porta dritti alla distruzione di quello che si dice di voler difendere. Chi sventola la liturgia tridentina, chi Papa Benedetto, chi bandiere sedevacantiste, chi vessilli inneggianti alle più vergognose oscenità moderniste... e il nemico ride. L’unica soluzione per far sì che la polvere smetta di alzarsi vorticosa è che fiumi di acqua viva scorrano nel deserto; allora potremmo vedere. I nostri occhi ora arrossati potrebbero riconoscere la Sposa, la stessa che ci aveva fatti perdutamente innamorare, facendoci dimenticare noi stessi. È lei... è sempre lei... è l’unica. Allora saremo noi ad esclamare: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?”
La prova di Fede a cui Dio stà sottoponendo noi tutti rischia di vedere perdenti proprio quelli che più si dichiarano zelanti, mentre i vincitori saranno quelli con le ginocchia sanguinanti per il tempo passato in preghiera per i sacerdoti, i vescovi, i cardinali e il Papa. Questa preghiera è l’acqua viva... quella nascosta nelle viscere della Chiesa che sgorgherà come fu per la fonte di Lourdes dalle viscere della terra e inonderà il deserto cambiandolo in un prato fiorito. E l’acqua già risale, impetuosa... fino ad occupare ogni spazio del Sacro Cuore di Dio, portata a Lui da un cuore immacolato che è il cuore della Chiesa stessa, il cuore di Maria.
1Intona ora un lamento sui prìncipi d’Israele 2dicendo: Che cos’era tua madre? Una leonessa fra leoni. Accovacciata in mezzo ai leoni nutriva i suoi cuccioli. 3Essa allevò uno dei cuccioli che divenne un leoncello, imparò a sbranare la preda, a divorare gli uomini. 4Ma contro di lui le genti fecero lega, restò preso nella loro fossa e in catene fu condotto in Egitto. 5Quando essa vide che era lunga l’attesa e delusa la sua speranza, prese un altro cucciolo e ne fece un leoncello. 6Divenuto leoncello, se ne andava e veniva fra i leoni, e imparò a sbranare la preda, a divorare gli uomini. 7Penetrò nei loro palazzi, devastò le loro città. Il paese e i suoi abitanti sbigottivano al rumore del suo ruggito. 8Lo assalirono le genti, le contrade all’intorno; tesero un laccio contro di lui e restò preso nella loro fossa. 9Lo chiusero in una gabbia, lo condussero in catene al re di Babilonia e lo misero in una prigione, perché non se ne sentisse la voce sui monti d’Israele. 10Tua madre era come una vite piantata vicino alle acque. Era rigogliosa e frondosa per l’abbondanza dell’acqua. 11Ebbe rami robusti, buoni per scettri regali; il suo fusto si elevò in mezzo agli arbusti, mirabile per la sua altezza e per l’abbondanza dei suoi rami. 12Ma essa fu sradicata con furore e gettata a terra; il vento d’oriente seccò i suoi frutti e li fece cadere; il suo ramo robusto inaridì e il fuoco lo divorò. 13Ora è trapiantata nel deserto, in una terra secca e riarsa; 14un fuoco uscì da un suo ramo, divorò tralci e frutti ed essa non ha più alcun ramo robusto, uno scettro per regnare». Questo è un lamento e come lamento viene usato. (Ezechiele 19, 1-14)
Gennaro Cangiano (M.I.)
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