Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente

sabato 20 luglio 2019

La luce in un prisma...

Chi, in un modo o nell’altro, mi conosce, sa che sono da tempo animato da una profonda convinzione sulla Vergine Maria, in realtà sostenuta da molto più autorevoli menti della mia, ma che ho coltivato in maniera autonoma e, a suo modo, originale. 
Non è mia intenzione rifare ora un percorso che ho già illustrato altrove, essendo il mio scopo, come vedrete, un altro. Mi limito qui a ricordare le conclusioni a cui quel percorso mi ha portato e cioè: la Beata Vergine Maria è la matrice dell’universo così come Dio l’ha pensato all’atto della creazione... essendo cioè l’universo, nell’intenzione di Dio, il luogo atto all’accoglimento dell’incarnazione, questo non può avere che il volto di Maria ed a questa tornerà nella realizzazione del Disegno di Dio; il trionfo del cuore immacolato di Maria è questo ritorno, che si realizza passando per il suo inverarsi nel cuore di ogni singolo uomo.

Questa convinzione mi ha portato letteralmente ad immergermi nella figura di Maria, guidato innanzitutto dal mio essere vestito dello scapolare del Carmelo e dal mio essere particolarmente devoto alla pratica del Santo Rosario ed è proprio di quest’ultimo che voglio parlarvi oggi, partendo da un evento che, all’epoca in cui avvenne, mi sconcertò abbastanza. Mi riferisco all’introduzione, nella pratica di questa preghiera, dei misteri della luce da parte di San Giovanni Paolo II. Dopo secoli che il Rosario era stato una preghiera considerata completa, ricalcata, anche nel numero delle preghiere in essa contenute, sulla pratica ben più antica del salterio, un Papa decideva che mancava qualcosa. Da molti fu considerato inaudito e ancora oggi c’è chi considera quelli della luce come misteri minori, invitando, chi è solito alla recita del Rosario completo, a limitarsi ai tre tradizionali... credetemi se vi dico che questo è un errore imperdonabile; sembra incredibile, ma aveva ragione il Papa. I tre misteri tradizionali, della gioia, del dolore e della gloria, portano, come tutti sanno, gli oranti a contemplare e meditare gli eventi che sono propri della divinità di Cristo e della sua azione redentrice, cioè l’incarnazione, la passione e la resurrezione. Quello che mancava è la contemplazione della porta di accesso per l’uomo a quella realtà divina e i misteri della luce sono esattamente questo, culminando nella contemplazione dell’istituzione dell’eucarestia. Se approfonditi, essi risultano realmente la sintesi degli altri tre, però in modo da mettere in evidenza la partecipazione dell’umanità redenta al mistero del Vangelo. Cerco di spiegarmi.
Prendiamo il primo mistero della luce che ci invita a contemplare il battesimo di Gesù sul Giordano da parte del battista. Leggiamo la narrazione evangelica che ci propone l’evangelista Marco:

In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto». (Marco 1, 9-11)

Notiamo innanzitutto la rivelazione della Trinità di Dio e, contemporaneamente, della Verità che Dio è amore. È questo il senso dell’espressione “tu sei il Figlio mio prediletto”; in altre traduzioni è reso così: “Tu sei il mio amato Figlio”. In sè è contenuta la realtà dell’incarnazione, propria dei misteri della gioia, la realtà della passione, che è la manifestazione visibile di quell’amore e che è propria dei misteri dolorosi, la realtà della resurrezione che è rivelazione definitiva della divinità di Gesù ed è propria dei misteri della gloria... nel solo primo mistero della luce sono contenute le verità generali contemplate nelle altre tre parti del Rosario, definendone una chiave di lettura fondamentale. Proviamo a vedere il secondo mistero della luce.

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». (Giovanni 2, 1-5)

In questo mistero sono racchiusi i significati profondi del “si” di Maria contemplati nei misteri della gioia, così, come si evince chiaramente dalla simbologia del vino e dalle parole di Gesù: “non è giunta ancora la mia ora”, i riferimenti alla passione che sono evidenti e, infine, nelle parole di Maria ai servi vi è tutto il significato del suo essere Regina, così come contemplato nei misteri gloriosi... credetemi se vi dico che potrei elencare anche gli altri misteri della luce ed il risultato non cambierebbe. Tutto il Santo Rosario e, quindi, tutto il Vangelo è condensato nella Luce dei misteri che ci ha donato da contemplare San Giovanni Paolo II, che ha esplicitato così l’essere una e trina di una preghiera cristiana che è chiaramente un dono di Dio. Una, nei misteri della luce e trina negli altri tre, come se questi fossero i primi visti in un prisma. Perchè questo sia stato ispirato dalla Vergine solo sulla soglia del terzo millennio possiamo solo immaginarlo, anche se non abbiamo ancora chiara la portata reale di una tale ispirazione. Sappiamo però che San Giovanni Paolo II era devotissimo alla Vergine, alla pratica del Rosario e che vestiva lo scapolare del Carmelo. 
Nel 1917, a Fatima, la Vergine apparve come Madonna del Santo Rosario, ma, a conclusione delle apparizioni, durante le quali Nostra Signora proclamò la verità della sua sovranità e profetizzò il trionfo del suo Cuore Immacolato, Ella apparve rivestita dell'abito della sua più antica devozione, quello del Carmelo. E, in questo modo, mostrò come una sintesi tra lo storicamente più remoto (il Monte Carmelo), il più recente (la devozione al Cuore Immacolato di Maria) ed il futuro glorioso, che è il trionfo ed il regno di questo stesso Cuore.

"No, non basta dire che lo Scapolare è un segno di salvezza. Io sostengo che non vi sia altro che faccia tanto certa la nostra predestinazione” (San Claudio Colombière, S. J.).


Gennaro Cangiano (M.I.)

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