Esiste una storiella, chiaramente inventata, estranea a quanto narrato nei vangeli, che però racchiude in sè un significato profondo... Questa storia parla di un quarto re magio.
A differenza degli altri tre questo re era un po' distratto, tanto che gli altri tre, che pure ne erano affezionati, lo consideravano un po' stupido, incapace di comprendere il valore reale del segno che avevano visto nel cielo.
I quattro si erano dati appuntamento per partire tutti insieme al seguito della stella, ma, mentre i tre si erano preparati con il giusto anticipo, il quarto tardava ad arrivare. L'attesa si prolungava troppo ed i tre decisero di partire senza aspettare il loro sconsiderato compagno.
Questo quarto magio infatti si era addormentato, saltando di fatto l'appuntamento. Svegliatosi di soprassalto si rese conto del fatto che ormai i suoi compagni erano partiti senza di lui... Pensò allora di partire subito, li avrebbe raggiunti strada facendo accelerando un po' la marcia del suo dromedario. Preparando i bagagli però si accorse di non aver provveduto al dono che doveva anche lui portare al bambino una volta trovatolo. Disperato non sapeva che fare... Decise allora di prendere quello che aveva, senza pensarci troppo. Aprì dunque lo scrigno in cui teneva le sue cose più preziose e prese uno zaffiro, un rubino ed un diamante, li avvolse in un telo di stoffa, li ripose nella sacca insieme alle provviste necessarie per il viaggio e, finalmente, in groppa al suo dromedario si avviò per la strada.
Ormai il ritardo accumulato però era tanto, il viaggio da fare era lungo e non poteva costringere il suo animale ad uno sforzo a cui non avrebbe retto; rinunciò quindi a raggiungere i suoi compagni, pensando tra se: "vedo ancora la stella in lontananza... La seguirò è certamente arriverò comunque a destinazione".
Così meditando si incamminò al seguito di quel segno nel cielo. Lungo la strada, dopo aver già compiuto più di un giorno di cammino, scorse dietro un cespuglio un uomo sofferente, ferito e sanguinante, che era stato derubato da dei banditi di tutti i suoi averi. Si fermò e cercò di aiutare come poteva quel poveretto, rendendosi conto presto però che in quelle condizioni non sarebbe sopravvissuto. Lo caricò allora sul suo dromedario e lo portò fino al villaggio più vicino, lo affidò ad una famiglia perchè lo curasse e, perchè gli fossero garantite tutte le cure necessarie, diede loro il rubino che aveva nella sua sacca... Anche se le pietre invece di tre erano ora due, rappresentavano comunque un piccolo tesoro e, con cuore sereno, riprese il suo cammino.
Dopo ancora qualche giorno, passando per uno dei tanti villaggi che incontrava, vide una donna incatenata, che stava per essere venduta come schiava. Mosso da compassione decise di riscattare lui il prezzo di quella donna e diede per la sua liberazione lo zaffiro che aveva nella sua sacca... Anche se ora gli rimaneva il solo diamante, esso era ancora la pietra più bella e preziosa che avesse mai posseduto e, con cuore sereno, riprese il cammino.
Dopo ancora molto cammino arrivò a Betlemme di Giudea; entrando nel villaggio però vide moltissima confusione, ovunque soldati strappavano i bambini alle loro madri e li uccidevano; le grida di disperazione erano strazianti... Voltandosi verso una di queste grida, vide che provenivano da una donna che, in preda alla disperazione, stringeva un bambino tra le braccia mentre un soldato cercava di strapparglielo; avvicinatosi offrì al milite il diamante, che aveva preso nel frattempo dalla sacca, perchè lasciasse il bambino a sua madre. Il soldato, abbagliato dallo splendore di quella pietra preziosa, lascia la presa e la donna fugge via con il suo bambino.
Ora però purtroppo non aveva più alcun dono da portare e, in quella confusione, non sembrava nemmeno possibile trovare il re che era nato... Dei suoi compagni, inoltre, non vi era traccia.
Sconsolato, rimproverando se stesso per la propria inconcludenza, si avviò piangendo sulla strada del ritorno. Arrivato alla periferia del villaggio la sua attenzione fu attratta dal pianto di un bambino che proveniva da una stalla. Avvicinatosi entrò incuriosito... Che ci faceva un bambino tra il bestiame in una stalla? Oltre la soglia vide un uomo che frettolosamente preparava i bagagli e, su un lato della stanza, una donna con suo figlio al seno... Era la donna e il bambino per cui aveva dato il suo diamante. L'uomo, accortosi dell'intruso, lascio i cadere i bagagli che stava preparando, apparendo palesemente spaventato, vide poi però che la donna sorrideva allo sconosciuto e le chese: "Maria... Conosci quest'uomo?"
La donna non rispose, ma si alzò e offrì il bambino alle braccia dello strano visitatore che, sentendo le piccole braccia attorno al suo collo immediatamente comprese che quel bambino era quello per cui si era messo in viaggio... Tra le sue braccia stringeva il Re dei re, il Dio dell'universo, davanti a cui i suoi accorti compagni avevano soltanto potuto inginocchiarsi.
Ogn'uno di noi, nel corso della sua vita, ha difficoltà ad identificarsi con i dotti e sapienti Magi che, prima di chiunque altro, avevano compreso quello che i segni testimoniavano. Spesso siamo molto più simili al quarto re, distratti, inconcludenti, ma, se genuinamente viviamo la nostra vita nella sincera ricerca di Dio, non ignorando chi incontriamo per la nostra strada, le sue difficoltà, sarà Dio stesso a venirci incontro e la sua misericordia sarà per noi quello che le braccia di quel bambino furono per il quarto re.
Gennaro Cangiano (M.I.)
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