Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente

martedì 18 febbraio 2020

La tempesta

Qualche giorno fa è stato reso pubblico il testo dell'esortazione apostolica di Papa Francesco "Querida Amazonia", che conclude il percorso sinodale sull'Amazzonia apertosi ufficialmente ad ottobre, ma che in realtà da molto tempo aveva innescato nella Chiesa una profonda discussione. Il documento preparatorio del sinodo "instrumentum laboris" aveva scoperchiato un vero e proprio vespaio, in quanto proponeva ai padri sinodali sia la possibilità del clero sposato che il diaconato femminile. Prima ancora che il sinodo iniziasse, la discussione, a tutti i livelli, ha raggiunto toni incredibili tra i sostenitori di un'apertura nella direzione proposta dal documento preparatorio e coloro che invece si strappavano le vesti denunciando la volontà liquidatoria del cattolicesimo dietro al pretesto amazzonico. In realtà quello a cui abbiamo assistiti è tutt'altro; nel senso che il documento papale rappresenta sì una svolta, ma non nel senso che gli schieramenti contrapposti si aspettavano.
Entrambi infatti commettono lo stesso errore, quello cioè di dimenticare che la Chiesa non è una organizzazione di origine umana, ma soprannaturale. Cercherò più avanti di spiegarmi meglio e il più semplicemente possibile, ma prima però devo aprire una parentesi su quanto avvenuto nei giardini vaticani, e non solo, in concomitanza dei lavori del sinodo; vale a dire le strane cerimonie con la Pachamama. Innanzitutto non si capisce di chi sia stata l'iniziativa di dar ad esse luogo; c'è chi sostiene che non sarebbe potuto avvenire niente del genere senza che il papa lo sapesse. Può darsi, ma a giudicare dalla sua reazione durante la pagliacciata nei giardini vaticani, sorge qualche dubbio. Il Papa infatti, contrariamente a quanto previsto, non tenne il discorso che avrebbe dovuto tenere e, con una frettolosa benedizione, pose fine alla messa in scena ritirandosi. Questo fatto mi fa sospettare che le cose non siano andate esattamente come qualcuno gli aveva prospettato, ma che ci siano state delle evidenti forzature che lo hanno messo, se non davanti al fatto compiuto, davanti ad una fuga in avanti che lui non aveva previsto. Ad ogni modo la vergognosa manifestazione, ripresa da tutti i media, non poteva che portare a quello che ha portato e cioè ad un pio uomo che, mosso dallo Spirito Santo, ha buttato la Pachamama nel Tevere. Sì certo poi la statuetta dicono che sia stata recuperata (anche se in realtà quella mostrata dopo era una copia più piccola), ma il fatto resta. La stranezza più grande però è che la Pachamama con l'Amazzonia non ha niente a che fare, visto che è una divinità pagana andina raffigurante la madre terra... Qualcuno evidentemente ha cercato lo scandalo per lo scandalo e, è inutile negarlo, lo scandalo c'è stato, con tutti che hanno gridato all'apostasia dei vertici della Chiesa. Probabilmente tra qualche tempo arriveremo a saperne di più sui geni che ci sono dietro a tale carnevalata, ma soffermarci su questo ci distrarrebbe dal nocciolo della questione (magari era proprio la distrazione lo scopo dietro al fatto), per cui adesso torniamo al sinodo propriamente detto, chiudendo questa triste parentesi folcloristica.
Dalla conclusione del sinodo alla pubblicazione di Querida Amazonia se ne sono sentite di tutti i colori. Alti prelati che dichiaravano che l'apertura ai preti sposati era cosa certa, così come il diaconato femminile; altri che dichiaravano imminente una scissione nella Chiesa. I social sono letteralmente impazziti; a sentire i più saremmo ormai alla fine dei tempi, con l'abominio della desolazione che siede nel luogo santo. I neomillenaristi si sono letteralmente scatenati, ma non solo loro. Persone di indubbia cultura teologica e religiosa si sono abbandonati a letture degli avvenimenti catastrofiche, identificando nientemeno il Papa con il demolitore della Chiesa. Il culmine della confusione c'è stato con l'uscita del libro a firma di Benedetto XVI e del cardinale Sahra "Dal profondo dei nostri cuori" in cui si legge, tra molte altre cose che però sono state accuratamente ignorate, una difesa del celibato cattolico. L'effetto è stato come di benzina sul fuoco, quasi che la scissione da molti paventata fosse in atto... Il tutto con la sottile guida dei mezzi di informazione. Insomma una vera e propria tempesta, con onde alte dieci metri e la barca della Chiesa alla completa mercè dei flutti. Poi è uscita l'esortazione apostolica Querida Amazonia e i più non credono ai loro occhi. I modernisti sfrenati sono rimasti del tutto ammutoliti, così come i sedicenti tradizionalisti. I secondi anzi quasi delusi più dei primi che le loro tesi, le loro analisi, le loro previsioni e, in definitiva, le loro elucubrazioni fossero state platealmente smentite. Qualcuno si avventura ancora in analisi deliranti del testo papale, come l'ormai famoso Alessandro Minutella, in cui si ostina a leggervi quello che non c'è scritto; qualcun altro invece ignora completamente il testo per avventurarsi in un improbabile dietrologia che non tiene però conto dei fatti... E i fatti, secondo il mio modesto parere, sono chiari. 
Chi si aspettava un testo di teologia della liberazione è stato smentito e, chi si ostina a volerlo considerare tale, non solo non conosce la teologia della liberazione, ma dimostra di non aver letto neppure la Rerum novarum di Leone XIII o la Populorum progressio di Paolo VI e nemmeno Caritas in veritate di Benedetto XVI, che è l'enciclica sulla globalizzazione per eccellenza. L'attenzione della Chiesa per i ceti meno abbienti della popolazione, la denuncia dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo non sono marxismo, ma cristianesimo! È Marx che mutua tali concetti dalla Chiesa e non viceversa; adesso gli stessi cristiani vorrebbero dire al papa che non può difendere gli ultimi e gli sfruttati? E che cosa dovrebbe dire il Papa? Intanto leggiamo qualcosa di quello che ha detto: 

"Bisogna indignarsi, come si indignava Mosè (cfr Es 11,8), come si indignava Gesù (cfr Mc 3,5), come Dio si indigna davanti all’ingiustizia (cfr Am 2,4-8; 5,7-12; Sal 106,40). Non è sano che ci abituiamo al male, non ci fa bene permettere che ci anestetizzino la coscienza sociale, mentre «una scia di distruzione, e perfino di morte, per tutte le nostre regioni […] mette in pericolo la vita di milioni di persone e in special modo dell’habitat dei contadini e degli indigeni». Le storie di ingiustizia e di crudeltà accadute in Amazzonia anche durante il secolo scorso dovrebbero provocare un profondo rifiuto, ma nello stesso tempo dovrebbero renderci più sensibili a riconoscere forme anche attuali di sfruttamento umano, di prevaricazione e di morte. In merito al passato vergognoso, raccogliamo, a modo di esempio, una narrazione sulle sofferenze degli indigeni dell’epoca del caucciù nell’Amazzonia venezuelana: «Agli indigeni non davano denaro, solo mercanzia e a caro prezzo, così non finivano mai di pagarla, […] pagavano, ma dicevano all’indigeno: “Lei ha un grosso debito”, e doveva ritornare a lavorare […]. Più di venti villaggi ye’kuana sono stati completamente devastati. Le donne ye’kuana sono state violentate e amputati i loro petti, quelle gravide sventrate. Agli uomini tagliavano le dita delle mani o i polsi in modo che non potessero andare in barca, […] insieme ad altre scene del più assurdo sadismo».
Questa storia di dolore e di disprezzo non si risana facilmente. E la colonizzazione non si ferma, piuttosto in alcune zone si trasforma, si maschera e si nasconde, ma non perde la prepotenza contro la vita dei poveri e la fragilità dell’ambiente. I Vescovi dell’Amazzonia brasiliana hanno ricordato che «la storia dell’Amazzonia rivela che è sempre stata una minoranza che guadagnava a costo della povertà della maggioranza e della razzia senza scrupoli delle ricchezze naturali della regione, elargizione divina alle popolazioni che qui vivono da millenni e ai migranti che sono arrivati nel corso dei secoli passati»"

La soluzione che il Papa propone dunque non è affatto marxista-rivoluzionaria, come qualcuno vorrebbe sostenere a tutti i costi, ma è profondamente cristiana. Leggiamo infatti:

Di fronte a tanti bisogni e tante angosce che gridano dal cuore dell’Amazzonia, possiamo rispondere a partire da organizzazioni sociali, risorse tecniche, spazi di dibattito, programmi politici, e tutto ciò può far parte della soluzione. Ma come cristiani non rinunciamo alla proposta di fede che abbiamo ricevuto dal Vangelo. Pur volendo impegnarci con tutti, fianco a fianco, non ci vergogniamo di Gesù Cristo. Per coloro che lo hanno incontrato, vivono nella sua amicizia e si identificano con il suo messaggio, è inevitabile parlare di Lui e portare agli altri la sua proposta di vita nuova: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!».

Non vi è inoltre nessuna apertura al matrimonio dei preti; non che la cosa non potesse essere presa in considerazione, viste le condizioni estreme a cui si fa riferimento. Intere popolazioni, che per lungo tempo non possono ricevere i sacramenti per mancanza di sacerdoti, "dovevano" essere oggetto della preoccupazione della Chiesa. Ma la soluzione indicata dal papa ancora si struttura nel solco della storia, nell'invito alla Chiesa universale per uno sforzo missionario a sostegno delle popolazioni più bisognose in tal senso e nella preghiera a Dio per nuove e numerose vocazioni sacerdotali. Probabilmente qualcuno ancora cercherà di spingere verso il superamento del celibato, ma il documento papale è chiaro: il codice di diritto canonico in tal senso non si cambia.
Una chiusura netta c'è invece per il diaconato femminile e, ancora, le motivazioni che il documento porta a sostegno di tale chiusura sono sorprendentemente lontane da quello che sia i modernisti che i tradizionalisti si aspettavano da questo papa... Leggiamo:

".... Questo ci invita ad allargare la visione per evitare di ridurre la nostra comprensione della Chiesa a strutture funzionali. Tale riduzionismo ci porterebbe a pensare che si accorderebbe alle donne uno status e una partecipazione maggiore nella Chiesa solo se si desse loro accesso all’Ordine sacro. Ma in realtà questa visione limiterebbe le prospettive, ci orienterebbe a clericalizzare le donne, diminuirebbe il grande valore di quanto esse hanno già dato e sottilmente provocherebbe un impoverimento del loro indispensabile contributo. 
Gesù si presenta come Sposo della comunità che celebra l’Eucaristia, attraverso la figura di un uomo che la presiede come segno dell’unico Sacerdote. Questo dialogo tra lo Sposo e la sposa che si eleva nell’adorazione e santifica la comunità, non dovrebbe rinchiuderci in concezioni parziali sul potere nella Chiesa. Perché il Signore ha voluto manifestare il suo potere e il suo amore attraverso due volti umani: quello del suo Figlio divino fatto uomo e quello di una creatura che è donna, Maria. Le donne danno il loro contributo alla Chiesa secondo il modo loro proprio e prolungando la forza e la tenerezza di Maria, la Madre. In questo modo non ci limitiamo a una impostazione funzionale, ma entriamo nella struttura intima della Chiesa. Così comprendiamo radicalmente perché senza le donne essa crolla, come sarebbero cadute a pezzi tante comunità dell’Amazzonia se non ci fossero state le donne, a sostenerle, a sorreggerle e a prendersene cura. Ciò mostra quale sia il loro potere caratteristico."

Un'altra critica che si fa al documento è l'ecologismo che lo attraversa, che vuole sfociare, dicono, in un panteismo stile new age... Probabilmente chi si fa protagonista di tale critica dovrebbe rileggere il testo più attentamente e, dopo aver riletto il testo dell'esortazione apostolica, magari rilegga anche l'inno cristologico del primo capitolo della lettera ai Colossesi, che recita: 

"Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli." (Colossesi 1,15-20).

In conclusione non posso non dire che ogni critica mossa a Papa Francesco non è completamente gratuita, ma muove i passi dal suo modo di intendere il papato. Nemmeno si può fare a meno di ricordare che all'origine della teologia della liberazione ci siano alcuni gesuiti, all'origine del movimento new age pure, all'origine del modernismo ecclesiale anche, persino all'origine del movimento dei figli dei fiori sessantottino c'è un gesuita; non si può nemmeno ignorare che l'intero ordine dei gesuiti, a partire dal loro generale e dalla loro rivista "la civiltà cattolica", non parla più se non per pronunciare eresie, come quelle di Karl Ranher, degno esponente della degenerazione dell'ordine di sant Ignazio. Gli errori sono molti e, molta della confusione che la Chiesa vive, vede in questo modo di essere dei gesuiti la propria origine e Francesco è un gesuita... Ma è anche il Papa della Chiesa universale e questo non può essere un dettaglio; niente avviene nella Chiesa e nel papato che Cristo non permetta, questa è una verità di Fede ed è questa la prova a cui noi tutti siamo sottoposti, una prova di Fede.
A partire dal Concilio Vaticano II abbiamo assistito al periodo di più grande trasformazione della Chiesa, del suo approccio al mondo, fino alla modifica quasi totale della sua predicazione in materia di morale e prassi ecclesiale, ma a partire da "Amoris laetitia" la barca della Chiesa si è inoltrata nel pieno della tempesta, rischiando ad ogni flutto di rovesciarsi irrimediabilmente e mettendo a dura prova la Fede di noi che, con le sole armi del Rosario e dell'Eucarestia, ci sentiamo spesso abbandonati a noi stessi contro nemici che sembrano molto più forti di noi.
A conclusione di questa mia riflessione vi lascio con un passo del Vangelo che più di ogni altra cosa aiuta a comprendere quello che voglio dire, ricordando a tutti noi che la Chiesa, per quanto possa essere composta da uomini corrotti, non è un'organizzazione umana, ma divina e che il suo capo non è il Papa, ma Cristo.

"In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?»." (Marco 4,35-41)

Gennaro Cangiano (M.I.)

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