di Gennaro Cangiano. (M.I.)
In questi giorni passati nella preparazione alla Pentecoste, mi sono ritrovato spesso a riflettere su quanto avvenne a Lourdes, presso la grotta di Massabielle. Non mi riferisco solo alle apparizioni in quanto tali che, di per se stesse, già basterebbero a mettere in discussione ogni nostra convinzione e superbia umana, ma alla risposta che Maria diede alla domanda su quale fosse il suo nome; rispose: “io sono l’immacolata concezione”. Non disse di essere stata concepita immacolata, ma diede una risposta che conteneva un significato molto più profondo, più grande e che, pur comprendendo in sè quello che è il dogma proclamato dalla Chiesa, esprime una Verità inaspettata, intuita da sempre dai fedeli e dalla Chiesa, ma trascurata e quasi dimenticata da troppi dotti e sapienti dei nostri tempi... Per comprendere quello che intendo dobbiamo utilizzare un metodo interpretativo quasi in disuso nella teologia contemporanea; bisogna far ricorso a quello che gli antichi chiamavano “anagogia”.
Riflettiamo insieme un attimo per comprendere di cosa si tratta.
Sappiamo che la Rivelazione è Dio che rivela se stesso, ma, pur essendo Dio il soggetto e l’oggetto di essa, i destinatari sono invece gli uomini e quindi il linguaggio con cui si esprimono i testi sacri necessariamente deve essere umano. La difficoltà stà nel fatto che tale linguaggio è traduzione concettuale umana di una realtà fisica, visibile, sperimentabile e solo con grande difficoltà riesce ad esprimere comprensibilmente la realtà divina che, per definizione, è trascendente all’essere materiale. Pur riconoscendo il privilegio Cristiano dell’incarnazione, dobbiamo riconoscere che troppo spesso lo stesso Gesù è ridotto, nell’interpretazione moderna, alla sua vicenda storica. Esso è visto come un evento, seppur eccelso, straordinario, insuperabile, ma un’evento della storia. Questo è un fatto comprensibile se si tiene conto che così è narrato e così è avvenuto, ma tale comprensione del fatto Cristiano rischia di essere riduttiva della sua reale portata. L’anagogia è appunto il tentativo di comprensione della parola di Dio e dell’evento Cristiano “ex parte Dei” o “sub specie aeternitatis” (dal punto di vista di Dio o dalla parte dell’eternità). L’eternità non è un tempo infinito, ma è assenza di tempo; è l’eterno “adesso” di Dio. Anche se la nostra umanità ci costringe ad usare anche per eventi divini dei riferimenti temporali, come “prima, adesso è poi”, in realtà in Dio non hanno alcun senso. Proviamo a fare un esempio. Prendiamo in considerazione un cerchio ed il suo centro. La definizione che in geometria si dà di cerchio è: l’insieme di punti equidistanti da un punto detto centro. La circonferenza esterna del cerchio è il tempo storico che noi percorriamo un attimo per volta, mentre il centro è l’eternità di Dio. Ogni attimo della storia è contemporaneo all’eternità di Dio, così come ogni punto della circonferenza è equidistante dal centro. In quest’ottica si comprende come si possa dire che “tutto ha origine in Dio e ritorna a Dio” e che “Cristo è l’alfa e l’omega”. Il centro che si proietta sulla circonferenza fa di quel punto l’origine ed il fine di essa...
Altra cosa di cui non si tiene conto, quando si pensa a Dio, è la perfetta coincidenza tra la sua essenza ed ogni suo atto. Dio non ama, Dio è amore ed ogni atto che sia “di Dio” è sua donazione totale di se. È questa la portata dell’affermazione della Vergine a Lourdes. Lei parla di se esprimendo di se stessa la perfetta coincidenza tra sostanza ed atto, testimoniando il suo essere totalmente assimilata in Dio. Sembra impossibile, ma è esattamente quello che vuole farci comprendere. Quello che ci dice, cioè, non è che lei sia vicinissima a Dio, privilegiata dall’essere madre di Cristo e quindi concepita immacolata; lei dice “io sono l’immacolata concezione”, atto eterno di Dio coincidente con la stessa sostanza divina.
Ma ci si può spingere ancora oltre ed andare ancora più in profondità... “io sono” è il nome che, nel roveto ardente, Dio dà a Mosè sul monte Sinai come proprio nome, mentre “immacolata concezione” è il dono totale di sè che Dio fa a Maria in Cristo Gesù... è come se la Vergine a Lourdes avesse detto “io sono il nesso voluto da Dio tra antica e nuova alleanza”. Maria è totalmente unita alla Santissima Trinità, conformata ad essa nel suo Figlio, fino ad essere indistinguibile da esso. Conformarsi a Maria è conformarsi a Cristo... ogni uomo che lava le proprie vesti nel sangue dell’agnello rinasce dall’alto, ritrovandosi tra le braccia della propria madre, vivendo in lei la visione più vera e totale dell’amore di Dio... prendete il rosario che portate con voi (se non c’è l’avete è questo il momento di provvedere), poggiatelo sulla tavola e con le dita stendetelo a cerchio. Il crocifisso pendente posizionatelo al centro ed osservate... Cristo è l’eternità e noi siamo sui grani nel tempo; ogni grano del tempo che ci è concesso in questa vita terrena è scandito da un Ave Maria... nient’altro garantisce come il Santo Rosario di Maria il ritorno dell’uomo a Dio.
Gennaro Cangiano
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