di Gennaro Cangiano.
Qualche settimana fa ho vissuto un’esperienza che mi è rimasta impressa... provo a raccontarvela.
Qualche settimana fa ho vissuto un’esperienza che mi è rimasta impressa... provo a raccontarvela.
Come faccio spesso, mi ero recato in un santuario mariano che si trova vicino a dove abito; una struttura superba in architettura preconciliare. Varcato l’ingresso del parco che lo circonda, si incontra, un po’ in disparte rispetto alla chiesa, un bellissimo crocifisso ligneo a grandezza naturale, posto su una piattaforma in pietra alta circa un metro e mezzo e circondato da panchine poste a semicerchio. Mentre mi avviavo a entrare in chiesa, la mia attenzione fu attratta verso tale crocifisso da un uomo che vi si avvicinava dandomi le spalle; non so perchè, ma restai ad osservare da lontano.
L’uomo, grosso di statura e dall’aspetto comune, si avvicinò alla croce e poggiò la sua mano destra sui piedi del Cristo, chinando la testa verso il basso. Rimase così per un po’ e quando si voltò non potei fare a meno di notare la sua evidente commozione. Non era sofferenza, nemmeno pianto... era commozione. Una sensazione che risulta molto difficile da descrivere; so solo che insieme a lui ero commosso anch’io. La commozione comincia con un senso di appagamento, di pienezza, per poi diventare incontenibile. È come se il cuore si ingrossasse, fino a non essere più possibile impedirgli di uscire dal petto. Non sono mai stato più consapevole della comunione degli uomini in Cristo come in quel momento... era la stessa grazia che si riversava in entrambi, fino a traboccare per far sì che diventassimo segno e testimonianza l’uno per l’altro. Nessuno dei due ha proferito parola... non ce n’era alcun bisogno.
Da questa esperienza ho imparato una cosa importante... la Fede in Dio non può essere un fatto privato anche volendo. La testimonianza non è un fatto di comunicazione o di propaganda umana, è il cuore che ti esce dal petto. Più ci si sente abitati dalla grazia e più questa diventa luce visibile a chi ti stà intorno... la preghiera per la propria salvezza diventa preghiera per la salvezza di tutti quelli che incontri, fino a non avere abbastanza tempo per pregare per tutti. Il respiro diventa preghiera; il battito del cuore diventa preghiera e lo spettacolo delle miserie umane diventa una tua sofferenza profonda, intima. Contemporaneamente si è trascinati in un vortice di intuizioni sui significati più profondi di quella Verità che prima era vissuta solo superficialmente ed ora si manifesta luminosa, abbagliante, intraducibile con parole comprensibili.
Siamo segno e testimonianza gli uni per gli altri. Provate a passeggiare per le vie del vostro caseggiato e osservate le persone che incrociate, smettetela di guardare solo voi stessi. Esistono per le vie delle nostre città tabernacoli viventi che non aspettano altro che incontrare il vostro sguardo... non abbiate paura... non abbiate paura. Troppo spesso siamo terrorizzati da Cristo, perchè di fronte a Lui non possiamo nasconderci dietro la maschera che ci siamo costruiti fino a convincerci che essa sia quello che siamo. È la vergogna di Adamo per la propria nudutà, ma è un inganno, un illusione che ci tiene prigionieri delle nostre miserie, della nostra superbia... dei nostri peccati. Cercate gli uomini e le donne capaci di commozione, li troverete con Maria ai piedi della croce a pregare per la vostra salvezza.
Gennaro Cangiano
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