di Gennaro Cangiano (M.I.).
“Ora dunque queste tre cose rimangono: fede, speranza e amore; ma la più grande di esse è l’amore.” (1 Corinzi 13:13)
“Ora dunque queste tre cose rimangono: fede, speranza e amore; ma la più grande di esse è l’amore.” (1 Corinzi 13:13)
Esiste un mistero nell’universo davvero difficile da sondare. Non è il moto perpetuo degli astri o i buchi neri; non è nemmeno la mente umana e la sua perfezione... il mistero davvero insondabile è l’amore.
Oggi si associano a tale parola talmente tanti significati, che non c’entrano niente, che abbiamo perso la cognizione di cosa sia... eppure ogn’uno di noi in realtà, nel profondo della propria anima, lo sa quale sia il vero significato che questa parola deve avere. Ogni uomo intuisce cosa sia l’amore di cui parlo, ma solo in pochi si rendono realmente conto di quale sia la valenza determinante che lo caratterizza. Quello a cui mi riferisco non ha a che fare con l’attrazione fisica; riguarda sì anche l’uomo e la donna, ma la sessualità è come se fosse un accessorio non necessario, quasi pretestuoso. L’amore che unisce un uomo e una donna per la vita prescinde dall’unione fisica, dal piacere... anzi è qualcosa che ha a che fare più con la sofferenza che con il piacere; qualcosa per cui si è pronti a donare la propria vita in qualunque momento.
Proviamo a capirci qualcosa.
Innanzitutto domandiamoci se questa cosa che chiamiamo amore sia propria dell’essere umano.
Innanzitutto domandiamoci se questa cosa che chiamiamo amore sia propria dell’essere umano.
Per essere propria dell’uomo una cosa deve avere la propria sede o nell’animalità o nella razionalità, essendo l’uomo appunto un animale razionale. Dunque vediamo.
Se l’amore fosse proprio dell’animalità dovremmo riscontrarlo anche nelle altre specie, ma difficilmente lo si può vedere; anzi direi che è impossibile. Depurato da tutti i riferimenti all’attrazione sessuale pura e semplice o al puro istinto di sopravvivenza a tutela della prole, nel mondo animale non sembra esserci nulla di simile. Sicuramente ci sono delle forme di affetto che possiamo osservare in determinate specie, come tra gli elefanti (ma non solo) o anche nel rapporto tra animali domestici ed uomo; ma si può parlare di “amore” di un cane per il proprio padrone quando la vita domestica dell’animale è solo una costrizione da parte dell’uomo? Il cane avrebbe mai scelto liberamente l’uomo se avesse goduto della libertà di farlo? Direi di no. L’amore non è una caratteristica propria degli animali, ma nemmeno della razionalità. Provate infatti a consolare chi ha perso la persona di cui è innamorato, facendogli discorsi logici e razionali... probabilmente diventerete insopportabili, perchè l’amore non è una questione di ragione; non a caso esiste l’espressione “pazzo d’amore” a testimonianza del fatto che non è un’espressione della razionalità. Ma se non è proprio dell’uomo in quanto animale razionale... da dove viene?
Continuando ad indagare si nota un’altra caratteristica dell’amore: è sempre personale. Espressioni come “io amo le donne” o “amo gli uomini” non hanno alcun senso; al limite potrò dire “mi piacciono le donne”, ma l’amore non ê per tutte le donne, è per una sola donna. E tra le donne che posso incontrare in tutta la mia vita, io riconosco lei... perchè? Possiamo dire che in principio c’è sempre un atto della volontà, in cui assecondo quella che interpreto come attrazione, ma successivamente io non voglio amare, io amo ed è un processo irreversibile. Se qualcuno vi dice, magari per giustificare una separazione, che l’amore è “finito”, non lasciatevi ingannare... l’amore di cui vi stò parlando io in realtà non c’era mai stato, sì era semplicemente soliti chiamare amore qualche altra cosa. L’amore tra amante ed amato che intendo io è qualcosa di molto particolare. Cerco di spiegarmi.
L’amante è colui che ama e l’amato è colui che riceve tale amore, ma l’amante perchè ama? Non è forse l’amato a suscitare l’amore nell’amante? Quello che è l’atto dell’amante è suscitato da chi quell’amore lo riceve... rifletteteci, è un’anomalia anche grammaticale. Di chi è l’iniziativa? Di chi ama? Ma questi amerebbe nell’inesistenza dell’amato? Allora l’iniziativa è dell’amato? E come può l’amato decidere un atto che non è suo? Il suo suscitare l’amore non è un atto volontario, ma è un moto tutto interno all’amante e solo ad esso... paradossalmente l’amante potrebbe non conoscere affatto l’amato e questo susciterebbe comunque l’amore dell’amante... ho ragione a dire che è un mistero?...continuiamo ad indagare.
Cosa lega l’amante e l’amato? L’amore, è ovvio... anzi dirò di più: l’amore non solo unisce l’amante e l’amato, ma è l’unico che con la sua presenza permette di riconoscerli, definendoli. Possiamo dire che in assenza di amore non è possibile che ci siano ne l’amante e ne l’amato.
Mettiamo invece che volessi essere io destinatario dell’amore pur non essendo l’amato... come potrei? Non avrei speranze. L’amante vede solo l’amato... l’amante è tutto per l’amato nell’amore che li unisce... non c’è alcuno spazio. In che modo un altra donna potrebbe suscitare in me l’amore che suscita mia moglie? Non potrebbe a meno che io in lei non veda mia moglie. Non una somiglianza, ma proprio lei... e io la conosco, non è possibile ingannarmi. Chi vuole il mio amore deve essere lei, non ci sono alternative. È chiaro dove la logica ci fa arrivare? Ricapitoliamo.
L’amore non è di questo universo e quindi, visto che quello che non è proprio del creato è proprio di Dio, non può che avere origine in Dio... ma tutto ciò che è in Dio è Dio stesso, quindi l’amore è Dio.
L’amore è trinitario nel suo essere inseparabile dall’amante e dall’amato... quindi Dio è Trinità: Amante, Amato e Amore o, come lo conosciamo, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Per poter ricevere l’amore dell’amante dobbiamo essere amati nell’amato, figli nel Figlio.
L’unica preghiera che ha senso a questo punto è: Dio Padre onnipotente, nel nome di Gesù, dammi il tuo Santo Spirito. Amen.
Gennaro Cangiano (M.I.)
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