Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente

sabato 14 dicembre 2019

La luce vera

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. (Giovanni 1, 1-5).

Nel procinto di vivere le festività natalizie, dovremmo soffermarci sulla profondità del loro significato; quello che hanno da sempre, ma anche di quello che le sovrapposizioni della tradizione hanno contribuito a declinare nel corso di duemila anni di cristianesimo. Quello che possiamo dire con certezza è che il Natale è la celebrazione dell'evento dell'incarnazione, cuore del cristianesimo... ma è anche qualcos'altro.
Il periodo di avvento che immediatamente precede la celebrazione liturgica del Natale ha infatti la duplice valenza di memoria di un evento storico già avvenuto e di un altro evento che è invece metastorico e che racchiude in sé l'esistenza stessa dell'universo, ponendola tra la creazione e la venuta di Cristo alla fine dei tempi. La memoria dell'evento storico ci pone cioè davanti al senso della nostra esistenza, che si rivela paradigmatica e racchiusa tra un atto creativo di Dio nella nostra venuta al mondo ed il nostro ritorno a Lui nella nostra morte corporale. I cinque versetti di Giovanni, che ho posto all'inizio di questo mio scritto, sono in tal senso illuminanti su quale sia lo scopo di questo nostro cammino terreno e che si può sintetizzare in un concetto particolare: accoglienza.
Che significa l'espressione ''la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta''? 
Come è possibile che le tenebre non accolgano la luce? Riflettiamoci un attimo... se in una stanza buia accendo una luce, la stanza semplicemente non è più buia; in realtà le tenebre non sembrano avere la possibilità di scegliere se accogliere o meno la luce, ma quando viene la luce le tenebre semplicemente smettono di esistere. Cosa significa allora l'espressione usata da Giovanni? Probabilmente c'è qualcosa che ancora ci sfugge.
Qualcuno potrebbe storcere il naso leggendo questo mio modo di ricondurre la parola di Dio ai simboli materiali che usa per veicolare concetti teologici, ma la loro scelta da parte dell'autore ispirato non può essere considerata casuale. Al contrario è proprio attraverso quei simboli che ci viene offerta la giusta chiave di lettura del testo evangelico e lo studio delle analogie da essi stimolate si dimostrano inaspettatamente illuminanti... Non ci credete? Provate a seguire il mio ragionamento. 
Come si manifesta la reazione di un corpo alla luce? Possiamo osservare tre diverse reazioni e cioè: il corpo riflette tutta la luce che lo colpisce ed allora apparirà bianco e luminoso; oppure il corpo rifletterà parzialmente la luce che lo investe e allora apparirà colorato del colore relativo alla frequenza riflessa; infine il corpo potrà non riflettere affatto la luce, che sarà da esso totalmente assorbita ed apparirà nero e buio... tenebroso appunto.
Quindi l'espressione di Giovanni non fa riferimento a qualcuno o qualcosa che non accetta la luce e la respinge, cosa di per sé impossibile visto che non ci si può sottrarre all'azione di Dio, ma a qualcosa che, investito da quella luce, se ne appropria, tenendo per sé quello che quella luce significa. lo scopo dell'incarnazione è la rivelazione di Dio e l'azione redentiva che essa inaugura; una rivelazione che può tradursi in testimonianza se chi la riceve riflette la luce che essa rivela, ma che può anche tradursi in dannazione se chi la riceve si appropria di Dio per sé stesso. Il concetto è più chiaro nell'episodio, narrato negli atti degli apostoli, che mostra il confronto tra Pietro e Simon mago e che vi invito a rileggere in questa particolare chiave interpretativa. 
Il periodo di avvento è esattamente questo, la preparazione ad accogliere la vera luce senza la pretesa di tenerla per noi, pronti a donarla totalmente e gratuitamente al nostro prossimo, luminosi di una luce che non ci appartiene e che ci investe non per nostro merito. il vero modello da seguire è sempre Maria, vero prototipo del nostro essere cristiani; pensiamoci nei giorni che ci dividono dal Natale... viene nel mondo la luce vera, siamo davvero pronti a rinunciare alle tenebre? 

Gennaro Cangiano (M. I.) 

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